
Questa settimana al posto della consueta recensione di libri propongo una mia intervista alla scrittrice Angela Pesce Fassio.
Angela Pesce Fassio è nata ad Asti, dove peraltro si è di recente trasferita dopo un lungo periodo vissuto in una residenza di campagna. Ricercatrice storica, cultrice di filosofie orientali, lettrice appassionata di ogni genere di narrativa. Ascolta musica classica e new-age, ma anche colonne sonore e musica leggera. Ha al suo attivo numerosi romanzi, deve il suo esordio alla rivista amatoriale Alliance.L’ho incontrata nel nostro salotto virtuale per parlare dei suoi romanzi che ho letto o meglio divorato e per conoscerla più intimamente.
Buongiorno, Angela, quando hai scoperto la tua passione per la scrittura?
Buongiorno, Simona, e grazie per l’ospitalità. C’è stato un momento, nella mia infanzia, in cui ho scoperto che mi piaceva scrivere, che la mia immaginazione aveva bisogno di espandersi, di galoppare incontro a nuovi orizzonti ed esplorare territori sconosciuti.
I miei primi racconti risalgono al periodo dell’adolescenza. Niente di serio, ovviamente, solo un passatempo piacevole insieme alla lettura e al disegno.
Ero appassionata di fantascienza e il mio primo romanzo, puntualmente bocciato, apparteneva a questo genere. Delusa, arrabbiata, ma determinata ad andare avanti, dopo anni di dura gavetta ho pubblicato il libro numero uno: “Cronomoto”. Si trattava soltanto di due racconti, ma mi sembrava d’aver toccato il cielo. Nel frattempo l’interesse per astronavi e avventure spaziali si era affievolito e mi sono orientata verso il fantasy, pubblicando il secondo libro: “Erik di Nhur”. Vicenda ambientata in un Medioevo immaginario, vincitore, fra l’altro, del Premio nuovo autore.
Poi è nato la “Congiura di Kommnor”, ispirato alla saga di “Guerre stellari” e pubblicato, a puntate, su un periodico amatoriale. Anche questo ha vinto un premio a una convention di fantascienza. Tradotto in inglese, è persino trasvolato negli Usa, dove ha riscosso un buon successo.
Il cammino da percorrere, però, era ancora lungo e dovevo crescere e sviluppare le mie potenzialità.
Ormai la fantascienza aveva fatto il suo tempo. Il fantasy mi attraeva ancora e successivamente mi sarei cimentata di nuovo in questo genere. Ma all’orizzonte si profilava, con tutto il suo fascino, la storia. Soprattutto quella Medievale. Come resistere alla suggestione e al richiamo dell’epopea cavalleresca?
Così è nato il mio primo romanzo storico: “Il Segno dello Sparviero”. Ispirato a un personaggio affascinante e controverso che tuttora amo moltissimo: Arduino d’Ivrea.
Un successo di critica e di pubblico che mi ha incoraggiata a proseguire su questa strada con altri romanzi d’ambientazione medievale: “Il Segreto del Sigillo”, “I Cavalieri dell’Aquila Bianca”, “I Cavalieri del Tau”, “Il Romanzo di Goffredo di Buglione”, e infine “Il Primo Paladino”, ispirato a Orlando.
Quanto tempo dedichi alla scrittura? Ci sono orari che prediligi, oppure segui l’ispirazione del momento?
Generalmente, se non c’è un’idea che mi dà il tormento, lavoro nel pomeriggio. Mi ritiro nello studio con la mia tazza di tisana alle erbe e non riemergo fino all’ora di cena. Anni fa lavoravo fino a molto tardi. A volte, durante le assenze per lavoro di mio marito, restavo alzata fino alle due. Ormai non riesco a sostenere quei ritmi. Dopo alcune ore davanti al computer sono letteralmente cotta e devo smettere.
Quando voglio sviluppare una storia che ha destato il mio interesse inizio con le ricerche del periodo nel quale voglio ambientare la vicenda. Prediligo il materiale cartaceo e quindi frequento biblioteca e la mia libreria di fiducia, dove mi conoscono e sono pronti a soddisfare le mie esigenze. La ricostruzione rigorosa e dettagliata, anche se con qualche licenza narrativa, è di fondamentale importanza. Ogni volta mi calo nella dimensione temporale di cui sto scrivendo, in modo che i personaggi siano il più possibile reali. Ho bisogno di sentire sulla mia pelle l’atmosfera, vivere le emozioni e i sentimenti, partecipare in prima persona per fare in modo che anche il lettore sia coinvolto. Molti libri li ho scritti dopo viaggi dai quali avevo tratto particolari sensazioni. Ma laddove non mi è possibile recarmi mi accontento di studiare e lavorare d’immaginazione.
Nicholas appare in almeno due romanzi. Chi è davvero questo uomo?
Nella mia realtà, purtroppo, non esiste alcun Nicholas. E' un nome che adoro dopo l'incontro con l'affascinante personaggio di un romanzo che si chiamava così. E' accaduto parecchi anni fa e da allora in qualcuno dei miei romanzi battezzo con questo nome l'eroe della vicenda.
Nei tuoi romanzi ci sono sempre moltissimi personaggi, come scegli i loro nomi?
In genere adotto nomi che mi piacciono e hanno un bel suono... che sono armonici, insomma. E poi dipende dal personaggio a cui sono destinati. Se è buono o cattivo, se deve morire presto... Anche dall'ispirazione del momento, a volte. La tua produzione è davvero notevole e, oltre alle opere edite col tuo nome, hai pubblicato sotto pseudonimo straniero. Che cosa ha determinato questa scelta?
E’ stata determinata dalla proposta del mio precedente editore, che volendo estendere i suoi programmi editoriali al romance mi ha chiesto se mi sentivo di scrivere storie d’amore. Ho raccolto la sfida ed è nata Alexandra J. Forrest, il mio alias più importante. Con questo nome straniero, dettato dall’esigenza di evitare confusioni con la mia produzione “classica”, ho scritto tutti i romanzi di genere rosa, continuando a usarlo anche dopo il passaggio ad Harlequin Mondadori. Ormai ho raggiunto una quindicina di titoli, a partire dal primo e ormai lontano “Come Cerchi nell’Acqua”, seguito da “Mikado”, “Dominique”, “La Locanda dell’Angelo”, “Atlantic Princesse”, “Tempesta di Passioni”, “Alta Marea”, “Furia d’Amore”, “L’angelo Ribelle”. Per Harlequin ho pubblicato la Trilogia di Zenobia: “Sotto il Segno delle Aquile”, “Il Disegno del Fato”, “Il Sogno di una Regina”. E poi “Il Giglio e la Spada”, “Il Trono di Giada”, per arrivare a “Al Servizio della Regina”, uscito il luglio scorso.
Come mai hai deciso di rivelarti alle lettrici?
Era tempo di svelare la mia identità, anche se l’alone di mistero era intrigante. Ho scelto di farlo durante un’occasione speciale: il 30° Anniversario dell’Harlequin Mondandori, a Milano, il maggio scorso. La Pinkermesse ha reso noto a tutte le lettrici chi sono in realtà e ritengo abbia destato un notevole stupore. In quella circostanza ho creduto fosse il caso di rivelare anche l’altro mio alias, più recente, col quale ho firmato “La Croce di Bisanzio”: Emma Seymour. In questo caso non ero d’accordo sulla scelta editoriale, ma non ho potuto fare a meno di approvarla. Il romanzo è stato acquistato e pubblicato anche in Germania e Austria da un importante editore.
Scrivere sotto pseudonimo è divertente e non escludo di farlo ancora, magari con un nuovo nome, ma attualmente il mio più grande desiderio è firmare un romanzo come Angela Pesce e spero con tutto il cuore di riuscirci. Editori permettendo.
Progetti per il futuro?
Tantissimi, ma mi devo concentrare sui pochi realizzabili per non essere dispersiva. Una tendenza che non è facile tenere a bada.
Almeno un paio si sono concretizzati: il nuovo romanzo per Harlequin, consegnato da poco, la cui uscita dovrebbe avvenire quest’anno, salvo imprevisti. E un romanzo per ragazzi. Era da un po’ che mi frullava in testa l’idea di scrivere una storia per giovanissimi e finalmente, tra un impegno e l’altro, ci sono riuscita. Sto pensando a un paio di romanzi storici, anche. Uno ambientato nel periodo della decadenza dell’Impero Romano, l’altro nel Medioevo. Ambedue le vicende mi intrigano moltissimo, benché attualmente stia lavorando ad un altro progetto… top secret. Tuttavia, nonostante la consistente produzione storica e i romanzi scritti sotto pseudonimo, Angela Pesce Fassio ha un sogno nel cassetto: scrivere un thriller.
Ma chi è Angela nella vita di tutti i giorni, quando lascia la scrivania e i panni di scrittrice per tornare alla realtà quotidiana?
Premesso che la realtà quotidiana mi va un po’ stretta, direi che sono una persona normale con tanti interessi. La pittura, il disegno, le filosofie orientali. Una passione intensa per i cavalli e i gatti, sebbene ami praticamente tutti gli animali, sia pure con qualche eccezione tipo insetti, ragni e rettili. Nella mia casa regna sovrana, da ben quindici anni Sophie, la mia bellissima gattona bianca e nera. Sì, proprio come il simbolo dell’Armonia degli Opposti. Devo aver già detto che amo leggere. Sono praticamente onnivora, anche se prediligo saggi di storia e narrativa storica. Gli autori classici e i russi.
Grazie per la piacevole chiacchierata.
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