
Dopo otto anni di indagini e di udienze, il Tribunale di Taranto ha assolto i due ginecologi, Bartolo Punzi e Vincenza Brunetti, entrambi in servizio nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria, accusati di omicidio colposo per aver provocato la morte di una bimba nata prematuramente da una donna manduriana. I due professionisti, il primo difeso dall’avvocato Pasquale De Laurentis, la seconda dall’avvocatessa Anna Mariggiò, erano finiti sotto processo per un caso verificatosi alla fine del 2010 quanto il soppresso reparto nascite manduriano era affidato a Punzi in qualità di primario facente funzione mentre la dottoressa Brunetti era componente dell’equipe di ginecologhi. A lei si era affidata una manduriana incinta la cui gravidanza si è conclusa tragicamente con la morte della figlia dopo 4 giorni dalla nascita avvenuta per taglio cesareo nell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Secondo la famiglia della giovane in attesa, la responsabilità di quella disgrazia era da attribuire alla ginecologa che aveva seguito la gravidanza e al primario del reparto i quali, secondo il loro parere, non avrebbero riconosciuto il grave stato di gestosi di cui soffriva la donna.
I fatti si svolsero tra novembre 2010 e febbraio 2011. L’aspirante mamma alla sua prima gravidanza fu sottoposta a diverse visite ed esami ecografici - tutte eseguita dalla dottoressa Brunetti - che non avevano evidenziato niente di particolarmente patologico nonostante la donna presentasse un aumento anomalo del peso e le estremità gonfie. Al sesto mese di gravidanza le cose precipitarono nel giro di pochi giorni: il 14 gennaio 2010 la gestante si ricoverò a Manduria con disturbi gastrici, il 24 dello stesso mese le sue condizioni si aggravarono costringendo i sanitari a trasferirla a Taranto dove fu sottoposta a taglio cesareo urgente. Quattro giorni dopo la bimba cessò di vivere. I famigliari presentarono subito la denuncia che fece aprire un’inchiesta affidata al pubblico ministero Maurizio Carbone il quale, a conclusione delle indagini con perizia medico legale, propose l’archiviazione e il proscioglimento dei due indagati. Richiesta che fu respinta dal gip determinando l’imputazione coatta dei due medici. Si è quindi aperto un processo davanti al tribunale penale concluso ieri con l’assoluzione dei due imputanti «perché il fatto non sussiste», formulata dal giudice Francesco Maccagnano il quale ha accolto le tesi difensive che sostenevano l’imprevedibilità degli eventi non imputabili a imperizia o disattenzione dei medici.
Nazareno Dinoi
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