Domenica, 28 Aprile 2024

Attualità

L’episodio che colpisce più di tutti è quello che chiama in causa l’ex primo cittadino il cui nome è finito in una intercettazione telefonica dai contenuti che il ministro Minniti descrive molto bene nel suo rapporto.

Nella relazione di Minniti spunta il nome del sindaco

Roberto Massafra Roberto Massafra | © La Voce

Alla vigilia dell’insediamento dei tre commissari che da domani, lunedì 14 maggio, dovranno amministrare la città di Manduria dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose (organo già decaduto per ragioni politiche), la relazione del ministro dell’Interno Marco Minniti allegata al decreto di scioglimento firmato dal presidente della Repubblica, è una mannaia che non risparmia nessuno, neanche l’ex sindaco Roberto Massafra il cui nome non era mai comparso nelle carte pubbliche dell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Lecce. Come non erano emerse le gravi responsabilità, riconosciuto invece nella relazione del ministro, a carico di chi in questi ultimi anni ha gestito la cosa pubblica non da politico ma in funzione di incarichi di dirigenza di settori vitali della macchina amministrativa. Con accuse, nei loro confronti, di aver chiuso più di un occhio di fronte ad espliciti abusi da parte di esponenti della malavita. Si parla di occupazione di suolo pubblico abusivo lasciato impunito per troppo tempo.

Ma l’episodio che colpisce più di tutti è quello che chiama in causa l’ex primo cittadino il cui nome è finito in una intercettazione telefonica dai contenuti che il ministro Minniti descrive molto bene nel suo rapporto. «La relazione del prefetto – si legge - nell’analizzare il profilo dei diversi amministratori comunali, si sofferma sulla figura del sindaco in relazione al quale evidenzia che, fonti tecniche di prova, hanno rivelato che lo stesso ha richiesto all’amministratore di una società aggiudicataria di un appalto di lavori l’assunzione di un noto pregiudicato esponente della locale compagine mafiosa».

Questi ed altri episodi raccontati dal ministro nel suo rapporto, «compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione nonché il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica». Accuse gravi che lo diventano ancora di più quando si scende in altri particolari, anche questi contenuti nelle pagine della relazione ministeriale. E si torna a parlare della Fiera Pessima come risultato di «un’amministrazione pervicacemente gestita nel mancato rispetto del principio di legalità». Nel descrivere il ruolo in tale ambito dell’ex assessore arrestato, Massimiliano Rossano, le cui accuse sono ben delineate nel processo in corso a suo carico, Minniti ricorda l’episodio della ditta che aveva vinto l’appalto della campionaria nell’edizione 2014 in virtù di falsa documentazione che attestava il possesso dei requisiti richiesti nel bando (La Rtt Service, NdR) e che per questo indagata aveva poi ricevuto il rinvio a giudizio. «L’amministrazione comunale – fa notare con meraviglia il ministro dell’Interno – nonostante le descritte vicende, ha conferito in affidamento diretto alla predetta impresa l’incarico di organizzare la manifestazione in questione anche per gli anni 2015, 2016 e 2017». Questi ed altri episodi come quello dell’elezione del presidente del Consiglio sponsorizzata dal boss locale della sacra corona unita («è intervenuto, in maniera decisiva – si legge nella relazione -, minacciando gravi ripercussioni nei confronti degli altri consiglieri comunali qualora il “suo” candidato non fosse stato eletto presidente»), hanno contribuito allo scioglimento del comune dove si ritornerà a votare tra almeno due anni.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • Lorenzo
    dom 13 maggio 2018 09:43 rispondi a Lorenzo

    Provo della sana pena x costoro che fino all'ultimo non mollavano le poltrone. Intanto Manduria ne porta l'onta. Mamma mamma...mamma

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