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Monologo sul femminicidio dell'autrice manduriana Annal�
Monologo sul femminicidio dell'autrice manduriana Annal�
Monologo sul femminicidio dell'autrice manduriana Annalù | © n.c.Amore mio, il nostro amore è più importante della mia vita. Tutto il mio mondo è nel tuo sguardo. Sei la vita che mi da vita, la dolce melodia che accompagna il mio esserti accanto. Mi sono innamorato di te appena ti ho vista. Com’eri bella! La luce della tua giovinezza era racchiusa nel mistero del tuo sorriso e nella tua gioia di vivere, abbracciati per strada, scrivevamo il nostro futuro e immaginavamo di vivere la nostra favola insieme. Eravamo diversi noi da quelle coppie senza futuro che incrociavamo con gli sguardi, stanche di vivere quella monotonia, Avremmo scelto sempre noi a quella dannata monotonia che non ci avrebbe portati da nessuna parte. Che amore irreale il nostro: sereno e gioioso come i giorni primaverili trascorsi insieme, infiniti come noi. Notti bianche d’amore… quanto amore ci siamo donato, amore mio. Come mi piaceva esserti accanto a scrivere con il nostro amore le pagine del libro della nostra vita. Era bello vederti mentre mi venivi incontro. Ero morbosamente geloso di te, persino di chi guardava mi strappava una parte di te che mi apparteneva. Il tarlo della gelosia che non fossi mia si impossessava di me, cresceva e si fortificava in me che ti guardava. Controllavo tutto di te, ogni passo, ogni sguardo, ogni minimo movimento. Persino il tuo lavoro era diventato per me un’ossessione. Te lo dicevo, troppo tempo lontana da me. Sì, ti assillavo con il tarlo della mia gelosia! Giorni e notti intere a pedinarti invanamente, imprigionato nella cella della mia ossessione, schiavo di un pensiero fisso… Era colpa dei momenti in cui ero solo. Quante discussioni inutili! Io ero convinto che non fossi solo mia. Tu eri troppo bella! Che bui quei momenti lontano dal mio sole, dalla mia vita, dal mio amore! Mi dicevi che ero importante per te, canzonavi la mia follia ma non mi sentivo fondamentale! Amore mio, tu eri brillante. Io… io… ti amavo e basta. Non avevo altro da offrirti, amore mio. Il tuo rifiuto nel voler continuare ad amarmi è stato un lutto interiore, eppure… eppure, nonostante la mia follia ho dato sempre forma ai tuoi desideri. Era bello vederti felice… Io… io… ti amo… Te lo sussurro. Non aver paura del mio sguardo. Non mi riconosci, vero? Questo mio sguardo non ti appartiene. Tu mi amavi. Avvicinati! Non posso farti male. Ti fidavi di me, un tempo eravamo felici… Stai qui, almeno ora, stai con me. Ti amo, lo sai. Guardami! Non fissare la mia mano incerta e tremante mentre si avvicina al tuo bel viso. Guardami, ti ho detto! Ti sfioro… Non tirarti indietro, non merito il tuo rifiuto, non accetto il tuo disprezzo. È una tiepida serata estiva. Il cielo è trapuntato di stelle che illuminano il tuo volto, testimoni senza voce della mia ira. Non devi farmi soffrire! Questa quiete è surreale. L’argento del mare che si infrange sugli scogli mi fa sentire uomo questa notte. La mia rabbia è l’onda di una tempesta interiore. Sei il mio amore tormentato. Sento l’odio che bolle nel sangue di quelle notti trascorse insieme ad amarci. Come erano belle quelle false notti d’amore. Quanto amore ti ho donato! Spreco! Misero spreco in un palcoscenico esistenziale dominato dal tuo voler stare lontana da me. Sei la foglia secca dell’autunno del mio amore. Il tuo a, era la mia vita. Non meriti di stare sulla faccia della terra. Ho perso il senno per te. Le notti sono tetre e insonni, perseguitato dal pensiero di non averti; tormentato dalla tua forza e tenacia che hai sempre avuto nei momenti bui; da quel sorriso che avevi impresso sul viso; da quella bizzarra voglia di vivere. Hai sempre sfidato il mio essere uomo. Il tuo rifiuto mi fa soffrire. Non ascolto più ciò che dici, mi hai negato tutto. Non urlare non ti sente nessuno. Siamo soli! Ti mostro l’amore a modo mio. Questo amore non può essere compreso, non ha linguaggio. Il dolore, quanto ne ho racchiuso dentro e oggi te lo mostro con quel tuo sguardo. Non mi sfidare! Non te lo permetto! Sei un essere inferiore! Mi fai schifo! Non ho pietà di te e pagherai i tuoi errori con il tuo sangue. I lividi sono i marchi a fuoco dei tuoi errori. È il giorno del conto! Tutto ha un inizio e un misero epilogo; questo è il mio amore, non ho più pietà di te. Sei solo una povera donna. Hai osato sfidare il tuo uomo! Il tuo rifiuto è la mia forza assassina! Non meriti più il mio amore, la mia protezione, la mia pietà. Porterai in te la forza della mia violenza e impressa sarà ormai in te ogni giorno della tua vita. Abbasserai lo sguardo, passo dopo passo. Negli occhi di chi incontrerai sarà riflessa la mia immagine, non vedrai i colori armoniosi e nitidi dell’alba o del tramonto. Impressi dentro avrai i colori tetri di sofferenza e sconforto. Mi appaga sapere che soffri per me finalmente… Ti colpisco con tutta la forza che ho in me… Verrò un giorno a cogliere il tuo amore nell’aldilà; la rabbia della vergogna e della frustazione prende il sopravvento. Non c’è pace più per me, mentre sei ormai immobile… Giaci inerme per terra… Non mi fermo davanti a a.. Sono un misero uomo usato da una lurida donna... Sono il a! Il a che combatte contro se stesso. Sono l’artefice del tuo fato. Ora decido io con la mia illusoria potenza machile che ti sovrasta contro il tuo volere. Sono… il giustiziere! La verità! La voce stridente fuori campo che narra la storia della tua vita mentre ti colpisco così forte da non poter far più a per te. Non sento a, non provo a. Ho perso il senno ormai. Non è violenza; è quell’amore, negato, illuso, disfatto e ripudiato. Nell’anima avrai il peso del macigno che ho nel mio cuore. Non ho ancora deciso se vivrai. Sta calando il sipario sulla tua misera vita. Mi fai infuriare maledizione! Non hai più le tue vesti. Ti avrei portata sull’altare. Il tuo sguardo dolce e tenace è la mia follia. Mi hai istigato. Non sono riuscito a controllare la mia violenza. Sei un fiore ormai reciso dal prato della vita… Ti coglierò nell’aldilà e implorerai più il mio perdono. Sia cancellato il tuo essere dalla faccia della terra. Non posso più lasciarti andare… È troppo tardi ormai. Passo le mie dita tra i tuoi capelli, i tuoi occhi neri come questa notte sono rivolti al cielo. Tu sei quella vita che non ho più, per sempre. Sali verso le stelle mentre il mio io crolla sotto il peso della coscienza. Il mio cuore è ormai duro come una pietra. Sarai il mio amore. Non ci sarà più nessuno dopo di me. Ormai sei mia per sempre. Di te, ora, solo un misero ricordo, un’ombra nella vita che mi sarà sempre accanto. Dormirai sepolta dal macigno della mia furia omicida. Lascio a te il perdono del mio gesto. Dio ha distolto i suoi occhi da me. Mi ha tolto il senno e te. È stata pura follia, folle amore assassino il mio, ma… ti ho amata. Sono un vigliacco, davanti a Dio e davanti agli uomini. Chissà, se in cielo, come sulla terra, ci sarà
Anna Lucia Dadamo
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