
Si è conclusa con l’archiviazione il complesso caso giudiziario che, per oltre due anni e mezzo, ha visto i due ex soci Carlo Tonutti (l’accusatore friulano) e il manduriano Luigi Blasi (l’accusato), fronteggiarsi a suon di carte bollate. Blasi, difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo, era stato accusato dal suo ex socio di essere l’autore di una lettera di minacce recapitata alla Tonutti Wolagri spa e della bomba carta fatta esplodere davanti alla sede di Remanzacco, Udine, nel maggio 2014.
«Agli indizi a carico del Blasi - scrive il gip -, costituiti essenzialmente dalla compatibilità dello scritto anonimo con la sua grafia e dal frammento del volantino elettorale pugliese contenuto nella bomba carta, si contrappongono gli atteggiamenti quantomeno ambigui dei Tonutti, che sin dall’inizio, in tempi non sospetti, paventano la possibilità di un’estromissione per via giudiziaria del nuovo socio, si sono attivati in tutti i modi, quasi in competizione con gli inquirenti, per acquisire elementi di prova a carico del Blasi e, rispetto agli eventi, più che intimiditi o preoccupati, si mostrano essenzialmente interessati a trovare il modo di utilizzarli a loro favore nel corso della vicenda». Alle stesse conclusioni era giunto anche il pm secondo cui «il tutto sia una vera montatura» e che per questo aveva chiesto l’archiviazione confermata dal gip.
Appresa nel frattempo la notizia dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta contestata dalla stessa Procura alla famiglia Tonutti a seguito del fallimento dell’azienda, Blasi - difeso nel procedimento dall’avvocato Lorenzo Bullo - ha commentato, giudicando le accuse nei suoi confronti «volte a distogliere l’attenzione dalle persone che hanno la reale responsabilità del fallimento. È stato proprio dopo la scoperta di simili retroscena - ha detto - che erano insorti dissidi tra la mia azienda e i Tonutti e che l’alleanza industriale nata sotto i migliori auspici si è rivelata in breve del tutto irrealizzabile».
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