
Due anni fa era tra i 72 detenuti che s’impadronirono del carcere di Foggia riuscendo ad evadere sotto le telecamere di sorveglianza che riprendevano la spettacolare fuga dal portone principale del penitenziario. Per Alessio Scialpi, manduriano, tra quei 72 evasori, è arrivato il momento della giustizia che ieri lo ha condannato ad un anno e un mese di detenzione.
A marzo del 2020 il nome del manduriano era comparso nell’elenco dei settantadue detenuti che evasero dal carcere di Foggia al termine di una violenza rivolta che provocò numerosi feriti tra gli agenti di custodia e negli stessi reclusi e ingentissimi danni. Ieri il Tribunale di Foggia, competente per territorio, lo ha condannato a un anno e un mese di reclusione per i reati di evasione aggravata. Il giudice delle udienze preliminari che ha proceduto con il rito abbreviato, ha assolto l'imputato dagli altri reati contestati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, per i quali la pubblica accusa aveva chiesto una pena complessiva di due anni e otto mesi. Il gup del tribunale foggiano, ha accolto la tesi dell’avvocato difensore, Davide Parlatano che è riuscito a non far riconoscere neanche l’aggravante a carico del proprio assistito. La sommossa nel penitenziario foggiato, di cui il manduriano si era reso protagonista, aveva provocato danni per circa 500mila euro con la distruzione della mobilia, porte e infissi di alcune sezioni della casa circondariale. I detenuti avrebbero anche divelto gli apparati elettronici e il sistema di telecamere di sicurezza.
La sommossa nata dalle proteste per le restrizioni pandemiche che limitavano gl’incontri con i familiari, raggiunse altissimi livelli di tensione sino al controllo del carcere da parte dei detenuti che riuscirono a sfondare il portone permettendo la fuga a 72 reclusi di varie regioni italiane.
Tra loro anche il manduriano Scialpi che con mezzi di fortuna raggiunse Manduria due giorni dopo insieme ad un suo compagno di cella. Rifugiatosi in un casolare di campagna nelle terre del Primitivo, il venticinquenne prese contatti con il padre che lo convinse a costituirsi. Nel frattempo i carabinieri della compagnia di Manduria erano già sulle tracce dell’evaso che li anticipò di poco facendosi accompagnare in caserma dal padre e dal suo avvocato. Il giovane manduriano confessò allora di essere stato travolto dagli eventi e di aver temuto di essere ucciso durante il trambusto della rivolta. Aveva poi raccontato il clima di terrore che si era diffuso tra i detenuti preoccupati di un possibile contagio dal virus. Secondo il suo racconto, lui e l’altro compagno di evasione raggiunsero Manduria percorrendo a piedi lunghe distanze tra i campi e viaggiando con mezzi di fortuna senza commettere furti di autovetture. Scialpi era stato arrestato nel 2016 e condannato perché accusato di far parte di una banda di rapinatori seriali specializzata negli assalti ai supermercati soprattutto della provincia di Brindisi. Due anni dopo fu trasferito nel carcere di Foggia dove divenne protagonista dell'evasione di massa le cui immagini delle telecamere di sorveglianza dell’istituto fecero il giro del mondo per la loro spettacolarità. Dei 72 detenuti che riuscirono a scappare, oggi all’appello manca solo Cristoforo Aghilar di Orta Nova. Tutti gli altri sono stati arrestati o si sono costituiti.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Marco
ven 11 marzo 2022 07:51 rispondi a MarcoIn questi casi anche per i parenti è una "condanna" andare e venire da Foggia ogni settimana dalle diverse regioni...