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Una folla da stadio, proprio come quella a cui erano abituati Antonio con il suo papà Vito, entrambi calciatori, ha sfidato l’afa ieri pomeriggio per accompagnare lo sfortunato Antonio Ferrara al suo funerale. Una parola innaturale per un ragazzo di sedici anni strappato alla vita da un destino beffardo. Un incidente stradale con altri tre amici, lui il più grave di tutti che morirà tre giorni dopo, quasi illesi gli altri. Un destino a cui crede anche il padre Vito che con la moglie Lucia sono rimasti senza più anima. «Era destino, era scritto così, il mio Antonio - diceva papà Vito - se ne doveva andare il giorno del suo onomastico, di Sant’Antonio», ripeteva come un automa davanti alla bara bianca ancora aperta. Difficile non pensare alle tante sinistre coincidenze di questa tristissima storia: Antonio che muore del suo onomastico, il suo funerale, ieri, che cade nell’onomastico del padre Vito. Date future indimenticabili per la famiglia Ferrara, per tantissime ragioni da odiare.
Il dolore ieri stordiva più del caldo. Migliaia di persone assiepate davanti la casa della nonna materna dove è stata allestita la camera ardente hanno aspettato in silenzio l’uscita della bara bianca sollevata al cielo da numerose braccia giovani. Il lunghissimo corteo ha sfilato per la via principale del paese costeggiando lo stadio comunale, altro segnale di un beffardo e inevitabile destino a cui Vito avrà pur pensato. Altrettanto numerosa la folla che aspettava il feretro davanti alla chiesa di Sant’Angelo dove padre Giovanni, venuto dalla parrocchia di Avetrana dove la famiglia Ferrara ha la residenza che presto avrebbe cambiato con quella di Manduria dove sti stavano trasferendo proprio per accontentare Antonio, ha officiato la messa funebre. Una chiesa ampia ma troppo piccola per contenere tutti.
All’uscita della bara, poi, la scena che ha gelato il cuore di tutti. Il volo dei palloncini bianchi, l’applauso fragoroso tra le lacrime e le strazianti urla di papà Vito che non voleva lasciare il suo Antonio. Un abbraccio tenero sul coperchio della bara bianca con le labbra che toccavano il legno e parole che nessuno ha potuto capire. Poi l’addio, insopportabile per tutti, impossibile per i genitori. Il personale delle pompe funebri ha dovuto staccare quasi con forza il padre di Antonio dalla bara che è stata caricata sul carro. Quando la macchina ha fatto pochi metri è stata bloccato da altre urla di dolore di papà Vito che ha voluto riabbracciare il bianco sudario del figlio tra parole di addio che hanno strappato il cuore e spento il cervello di tutti. Si è spenta così l’ultima giornata di Antonio nella sua Manduria. Diciassette anni non ancora compiuti, li compirà domani. Ultimo segnale di un destino cattivo a cui non ci si può rassegnare. Ciao piccolo Antonio, ciao papà Vito, ciao mamma Lucia.
Nazareno Dinoi
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