E’ nella fisicità dell’uomo, nel suo processo biologico che inizia con la sua nascita, "quel morire".
Muoiono i papi, muoiono le regine, muoiono i calciatori… muore la gente comune. Quale di queste morti sia più “importante” lo determina solo la notorietà.
Ma l’unica cosa che distingue una morte da un’altra è, realmente, solo nel modo di lasciare la vita.
Si muore per il consumarsi del corpo negli anni, si muore per una malattia, che per quanto l’uomo cerchi di sconfiggere, fa ancora parte della sua fisiologia.
Si muore per violenza, si muore senza “mai essere nati”, si muore “senza aver vissuto”...
La sabbia scorre nella clessidra della vita e a volte è talmente poca quella che passi dall’altra parte, che potremmo contarne i granelli.
“Recuperato il corpo di un bambino di un anno e mezzo, annegato al largo di Lampedusa…” “Viola aveva solo 5 anni…” “A cosa è servito lottare 11 anni, dal giorno della sua nascita, per vederla morire così?” “Ho perso il mio bambino al momento della sua nascita…”
A volte quella sabbia è un po’ di più, prima di arrestarsi, ma nessuna morte è più importante di un’altra.
Non quella di un calciatore in confronto a quella di padre di famiglia che lasci dolore e disperazione, o a quella di una donna che lasci i suoi figli ancora piccoli… o quella di un buon genitore anche se i suoi anni, sono tanti.
“sei stato un leone”, quanta retorica inutile in questa frase!
Gli uomini lottano perché vogliono vivere! Solo pochi hanno un atteggiamento di rassegnazione di fronte alla morte. L’istinto animale che mai abbiamo perso, è quello di rimanere attaccati “a questa vita” sia ancora per un po’ di tempo. Solo il dolore fisico, quello insostenibile, fa a volte deporre le armi e arrendersi a “la vecchia signora”.
Ciò che distingue una morte dall’altra è in quel privilegio nel morire, che alcuni hanno.
Muoiono i vecchi negli ospizi, agli angoli della strada, in un letto di ospedale… muoiono in solitudine nelle loro stesse case, senza la consolazione di una carezza o di un affetto.
Muore ciò “che vecchio non è” senza avere avuto la possibilità di scegliere dove “curarsi”, senza poter avere avuto “quel meglio” che è determinato solo da una posizione economica.
Così la morte di un “ex papa”, di 95 anni mi lascia indifferente, così la morte di un calciatore mi sfiora, ma non rimane...
Non più della stilettata che ho sentito solo ieri “Recuperato il corpo di un bambino…”, quello che non avrà un nome, quello che non avrà una vita da privilegiato dalla sorte. Quello che non avrà mai una vita!
Fortunata Barilaro
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1 commento
Gregorio 1
dom 15 gennaio 2023 06:02 rispondi a Gregorio 1Quello che mi ha sorpreso degli esseri umani è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per guadagnare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.