Giovedì, 2 Maggio 2024

Politica

In un lungo commento postato su Facebook, tra le tante arrampicate di specchi per nascondere quella “innocente bugia" del “nessuno scarico a mare”, offre due notizie che meritano di essere sottolineate

Le "aperture" del presidente Emiliano sul depuratore

Michele Emiliano sul depuratore - Prefettura Taranto Michele Emiliano sul depuratore - Prefettura Taranto | © la voce di Manduria

Sollecitato dalla ripresa del dibattito sul depuratore-vista-mare di Manduria e Sava, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, rompe il silenzio che si era imposto dopo la sua famosa frase «game over» pronunciata il 24 luglio del 2017 nella Prefettura di Taranto quando, amici politici al seguito e tecnici, zittì tutti con la decisione che il depuratore si sarebbe fatto dove era previsto (Urmo-Specchiarica) e che non ci sarebbe stato nessuno scarico a mare.

Ieri il governatore, in un lungo commento postato su Facebook, tra le tante arrampicate di specchi per nascondere quella “innocente bugia" del “nessuno scarico a mare”, offre due notizie che meritano di essere sottolineate e analizzate con attenzione. La prima è che è possibile trovare alternative allo scarico complementare nel bacino di Torre Colimena. La seconda, ancora più stupefacente, è l’ammissione del fatto che in zona Urmo adesso e in altri posti in seguito, si sta realizzando un’opera idraulica così complessa, dal costo previsto e non ancora definito di una ventina di milioni di euro, senza sapere ancora dove finirà lo scarico emergenziale. Come ha ben fatto notare la nostra collega Monica Rossi, è come se in un bagno domestico si montasse la cassetta dello sciacquone prima ancora di sapere dove e se ci sarà il water. Un idraulico che commettesse un errore simile lo licenzieremmo e non lo consiglieremmo a nessuno dei nostri parenti o amici. Ecco, da quanto sostiene Emiliano, la stessa cosa si sta permettendo invece nella realizzazione di opera pubblica così importante, con tanto di pareri e permessi e soprattutto di tali investimenti. Basterebbe questo perché gli organi preposti vigilassero chiedendo conto al progettista, al responsabile del cantiere e all’impresa. Persino un vigile urbano potrebbe farlo.

Tornando alle dichiarazioni del presidente, particolarmente interessanti e per certi versi preoccupanti sono poi le dichiarazioni su possibili alternative al bacino di Torre Colimena quale recapito finale o emergenziale. Ebbene, scaricando sui comuni eventuali risarcimenti milionari derivanti dall’interruzione dei lavori per una nuova dislocazione dell’opera, Emiliano si impegna a ridiscutere non tutto (il depuratore resta a Urmo, insomma) ma solo la condotta complementare («In sede di conferenza dei servizi che sarà incardinata presso gli uffici regionali competenti – afferma il presidente -, potranno essere proposte e valutate altre soluzioni aventi caratteristiche progettuali adeguate e conformi alla legge per quest'ultimo punto di emergenza).

Ed eccoci al punto di partenza. Le possibili alternative al bacino di Torre Colimena sono state già vagliate e motivatamente scartate e sono: il fiume Chidro, il reticolo di Specchiarica con scarico in battigia e la salina dei Monaci con la palude del Conte. Si ricomincia d'accapo, insomma.

Per metà delle parole contenute nel suo post su Facebook, infine, Emiliano assicura tutti sulla buona qualità dei reflui che andrebbero a scaricarsi nel bacino di Torre Colimena (o che sia nel Chidro, in battigia a Specchiarica o nella palude del Conte). Tutto vero, sempre che gli impianti funzionino e sempre che non ci siano incidenti. Ma questo il presidente non lo pensa proprio.

Nazareno Dinoi

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