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Nelle tradizioni popolari si riscoprono molti rituali che, a loro volta, si ripropongono in determinate occasioni...

La veglia al morto, gli specchi coperti, l'uccello della morte ed altre antiche usanze

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Le terrificanti usanze di quando si muore Le terrificanti usanze di quando si muore | © Angela_Yuriko_Smith - Pixabay

Nelle tradizioni popolari si riscoprono molti rituali che, a loro volta, si ripropongono in determinate occasioni. Tra queste ci sono delle consuetudini che si rispettano in un’occasione particolare, dove a causa del triste stato d’animo passano inosservate e si tratta del funerale o meglio dell’allestimento post mortem. Forse ad alcuni non sarà sfuggito che quando una persona muore, in casa bisogna coprire tutti gli specchi perché l’anima potrebbe afferrare il riflesso di una persona viva e portarselo nell’aldilà, oppure, onde evitare che la sua anima vagante possa rimanere bloccata nello specchio, e quindi l’anima potrebbe intrappolarsi nello specchio durante la veglia: per questo gli specchi vanno coperti.

In verità nella stessa occasione si aprono anche le porte e le finestre, per permettere all’anima di uscire: se questo non viene fatto, l’anima non trova pace e rimane in casa. Inoltre si aprono le finestre anche quando la persona è in fin di vita, per permettere alle anime dei parenti di rassicurare e sollevare il malato. Un’altra credenza popolare, ancora più terrificante, vuole che il fumaiolo venga coperto per evitare che l’uccello della morte possa entrarvi, raggiungere il defunto e cavargli gli occhi.

Inoltre il morto rimane una notte nella propria casa in una stanza con le luci accese perché il defunto possa vedere e la sua anima non vaghi a lungo nell’oscurità. Durante la veglia notturna, poi, vengono posizionate una serie di sedie intorno al defunto in modo da permettere alle altre anime di far visita ed accoglierlo nel loro mondo.

Infine, portare una piccola fiammella davanti al luogo di riposo di un defunto è un modo per fornirgli una luce per affrontare il viaggio buio che si appresta a fare. Tutte queste abitudini servono per assicurare i vivi sull’esistenza di una vita parallela dove abbiano speranza di ritrovare un giorno i propri cari che non ci sono più.

Sara Piccione (Articolo pubblicato nel 2015)

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