Martedì, 24 Giugno 2025

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La superteste: "Sabrina non era dispiaciuta della scomparsa di Sarah"

La superteste: Sabrina non era dispiaciuta della scomparsa di Sarah La superteste: Sabrina non era dispiaciuta della scomparsa di Sarah | © n.c.«Io voglio bene a Sabrina, ho ancora il suo numero nella rubrica  del cellulare». Così ieri la supertestimone Anna Pisanò ha subito monopolizzato l’interesse nell’aula della Corte d’assise del tribunale di Taranto dove si svolge il processo sull’uccisione di Sarah Scazzi. Una manifesta dichiarazione d’affetto per l’ex amica, imputata con la madre perché accusata di avere ucciso la quindicenne di Avetrana, che ha reso ancora più pesante l’incredibile sfilza di accuse e di sospetti nei confronti dell’imputata che per tutta la durata della deposizione non le ha tolto gli occhi di dosso. Dalla presunta confessione extragiudiziale fatta tra le lacrime la notte del ritrovamento del corpo, agli ingiustificati comportamenti di distacco per la cugina scomparsa sino allo shoccante ricordo di un episodio rimasto sin’ora inedito. «Una decina di giorni dopo la sparizione di Sarah – ha detto la teste – erano in molti ad Avetrana a sospettare di Sabrina e quando glielo dissi ebbe una reazione che mi lasciò senza parole: vuoi vedere che sono stata io a strangolarla e a violentarla?». Con una precisione e dovizia di particolari impressionanti, la testimone ha ripercorso l’intera vicenda fornendo particolari che non hanno fatto certo bene alla difesa delle due imputate. A cominciare dalla sera in cui Michele Misseri fece trovare il corpo della nipote uccisa. «La sera del 6 ottobre 2010 – ha ricordato Pisano – capì dalla tv che Michele Misseri aveva confessato il delitto. Ero in casa di mia figlia che abitava in via Deledda e quando vidi uscire Sabrina le andrai incontro. Lei mi abbraccio e mi disse: lo hanno incastrato, anche io dopo sette ore sotto torchio avrei detto di averla uccisa e dove l'ho messa, dopo sette ore ti viene quella cosa di dire la verità e farla finita, ma io non l'ho fatto». E’ stato a questo punto che Sabrina, distante poco meno di tre metri dalla sua accusatrice, non ha retto all’emozione scoppiando in lacrime. L’estetista che con la madre Cosima Serrano deve rispondere di omicidio volontario e sequestro di persona mentre la soppressione del cadavere lo condivide anche con il padre e altri due parenti, si è poi ripresa impadronendosi della sua consueta lucidità fatta di ammiccamenti e smorfie nei confronti dei testimoni e continui suggerimenti agli avvocati che l’assistono. Anna Pisano, da parte sua, non si è lasciata intimidire confermando e in alcuni casi approfondendo tutte le dichiarazioni rese in precedenza agli inquirenti. «Sin da subito – ha detto – Sabrina non ha dimostrato preoccupazione per la sorte della cugina dicendosi sin troppo presto convinta che avrebbe fatto una brutta fine». Calzante in proposito l’episodio che si sarebbe verificato due giorni dopo la scomparsa di Sarah. «Mia figlia e il suo fidanzato – ha riferito la teste – si erano appartati davanti al palazzetto dello Sport di Avetrana quando sentirono urla di ragazza e rumori strani che provenivano dall’interno della struttura. Mia figlia chiamò tutti che arrivammo subito dopo tranne Sabrina che rimase alla birreria e quando la chiamai rispose che stava bevendo per dimenticare». Sempre secondo la testimonianza dell’amica di casa Misseri, quando finalmente la cugina arrivò sul posto si limitò a guardare gli altri impegnati nelle ricerche dicendo: «Ma che state facendo, voi guardate molti film, Sarah non può essere viva». In chiusura di udienza la difesa di Sabrina Misseri ha chiesto alla Corte l'acquisizione di un telefonino di Anna Pisanò nella quale sono contenuti messaggi da lei scambiati con Valentina Misseri, primogenita della famiglia, dopo l'arresto di Sabrina avvenuto il 15 ottobre 2010. Accusa e difesa hanno chiesto anche la trascrizione del contenuto dei messaggi. Sempre la difesa di Sabrina, rappresentata ieri dall’avvocato Nicola Marseglia (il romano Franco Coppi era assente), ha chiesto anche l'acquisizione di tutti i tabulati telefonici del cellulare della Pisanò dal 20 ottobre 2010 al 31 maggio 2011. La Corte di Assise si è riservata di decidere sulle richieste. Nazareno Dinoi

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3 commenti

  • spider
    mer 9 maggio 2012 10:23 rispondi a spider

    BUTTATE LE CHIAVI DELLE CELLE DI QUELLE DUE MAGERE....

  • Antonella
    mer 9 maggio 2012 11:13 rispondi a Antonella

    ..."l'hanno incastrato,l'hanno incastrato"!...Ma come!Si scopre che l'amata cuginetta stata ritrovata assassinata e buttata in un lurido pozzo,oltretutto proprio dal proprio padre,e qual' la reazione?Pensare al fatto di essere stati fregati!(in sostanza)! E dov' il dolore per aver appreso della ORRIBILE fine della piccola Sarah?Dov'?Eppure lha appreso in quel moment!Ma invece la disperazione sta nell'"essere stato incastrato"! La Sig.ra Pisan,coraggiosa e onesta.

  • Cinzia 1
    mer 9 maggio 2012 09:02 rispondi a Cinzia 1

    Il processo di Taranto basato sulle opinioni dei p.m. sostenuto dalle "opinioni" dei Testi -chiave( Sara era triste; Sabrina non era addolorata;Sabrina era interessata al rapporto con Ivano ecc...). I riferimenti fermi ,come i tabulati, sono ritenuti dei depistaggi e spesso ignorati o presi come prova contraria. Non si mai controllato sul registro-chiamate del telefonino della badante rumena l' ora della telefonata fatta in corrispondenza dell' uscita di Sara. Si evitava,cos, di ricorrere a ricordi tardivi del Patarro e non confermati dal datore di lavoro della moglie e dalle sorelle Spagnoletti

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