Mercoledì, 2 Luglio 2025

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L’esposizione raccoglie i contributi di diversi artisti partecipanti al progetto 2020 dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione

La storia di Weiss e Mandurino nella mostra di cui ha parlato il ministro Franceschini

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C’è anche la storia di Mandurino Weiss e Trento Dinoi nella mostra a Rovereto “C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra”. Sono i due bambini nati lo stesso giorno del 1916 a Manduria, il primo profugo trentino emigrato nella città messapica durante il primo conflitto e il secondo figlio di due abitanti del posto.

L’esposizione raccoglie i contributi di diversi artisti partecipanti al progetto 2020 dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione che poneva agli artisti l’obiettivo di raccontare dal proprio punto di vista la Grande Guerra attivando differenti percorsi narrativi e di memoria collettiva.

Il barese Fabrizio Bellomo ha scelto di rievocare la storia singolare delle due famiglie Weiss e Dinoi, la prima originaria di Trento che scelse di chiamare il proprio figlio Mandurino proprio in riconoscenza del territorio messapico che gli aveva accolti e l’altra, viceversa, in segno di solidarietà con la famiglia di profughi chiamò il figlio Trento.

L’artista barese aveva sbigottito automobilisti, passanti manduriani e turisti nelle caldissime giornate di agosto di due anni fa, quando aveva deciso di fare il “palo umano” sorreggendo una targa stradale intitolata “Mandurino Weiss e Trento Dinoi” sui ponti del fiume Chidro e quelli delle due circonvallazioni esterne di Manduria.

Una segnaletica come traccia del passato e un ponte come la connessione che ha unito il presente con le due famiglie e la loro incredibile storia di solidarietà nel drammatico periodo della Grande Guerra.

Un intreccio geografico di nomi e storia e l’affetto di due nuclei familiari con storie e origini diverse racchiuse nella performance di Bellomo immortalata in alcuni scatti: fotografie che saranno presenti alla mostra di Rovereto dal 15 luglio al 9 ottobre. «Una mostra che unisce l’importanza della memoria storica alla forza creativa dell’arte contemporanea – afferma il Ministro della Cultura Dario Franceschini -, un’alleanza fruttuosa tra passato e presente per non dimenticare gli anni bui della Grande Guerra. Un'attenzione che passa anche attraverso il programma di tutela e valorizzazione di fortificazioni, monumenti e parchi della Rimembranza che vede impegnato il Ministero».

La mostra, a cura di Francesca Fabiani, Alessandro Coco con Chiara Capodici, Peter Lang, Francesca Lazzarini, vede tra gli altri artisti Riccardo Cecchetti, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Hitnes, Alessandro Imbriaco, Taiyo Onorato & Nico Krebs, Moira Ricci.

Marzia Baldari

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