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MANDURIA - Uno di quei vini, etichettato «Oversettanta» Primitivo di Manduria Dop, vinse addirittura il premio tedesco «Mundus vini 2013» ma ora la Cassazione ha posto la parola fine alla vicenda penale che vede coinvolta la Farnese vini, società controllata al 63% dal «Fondo 21 investimenti» della famiglia Benetton, nell’ambito di una inchiesta condotta dal sostituto procuratore Lucia Isceri per frode in commercio, contraffazione e vendita di prodotti con segni mendaci.
Nel dicembre del 2013 i finanzieri della Tenenza di Manduria eseguirono un decreto di sequestro preventivo, firmato dal giudice per le indagini preliminari Vilma Gilli, per le oltre 100mila bottiglie di vino Primitivo imbottigliate dalla società Vigneti del Salento, riconducibile a Farnese vini srl.
Quel provvedimento fu confermato dal tribunale del riesame, anato con rinvio dalla Cassazione, nuovamente confermato dal tribunale del riesame di Taranto e ora è divenuto definitivo con la decisione assunta dalla prima sezione della Corte di Cassazione. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo delle tre persone coinvolte nell’inchiesta era quello di «creare dei marchi vistosamente simili, allo scopo di non perdere la clientela acquisita quando era in vita la società con la Feudi di San Marzano».
La storia nasce nell’ottobre del 2003 quando la cantina sociale di San Marzano costituisce con la Farnese Vini di Ortona una società, denominata Feudi di San Marzano, per commercializzare in Italia e soprattutto all’estero, il vino prodotto dalla cooperativa presieduta da Franco Cavallo. Sono gli anni del boom del Primitivo di Manduria, anche grazie ad alcuni prodotti eccellenti come il Sessantanni, un vino che porta il nome di San Marzano a scavalcare i confini nazionali. Il fatturato cresce in maniera esponenziale come la produzione (9 milioni di bottiglie l’anno), la collaborazione sull’asse Puglia-Abruzzo un po’ meno. I soci della Farnese Vini, all’insaputa della cantina sociale di San Marzano, fanno un accordo alla fine del 2012 con il Fondo 21 investimenti, l’holding finanziaria della famiglia Benetton, accordo con il quale viene ceduto il 63% di quella società al gruppo imprenditoriale veneto. Il presidente Cavallo capisce che lo spirito originario della società fondata 10 anni prima si è ormai perso e decide di metterla in liquidazione, restandone alla guida sino al luglio del 2013 quando venne nominato un commissario liquidatore. Farnese Vini non si dà per vinta e in attesa che si definisca il contenzioso civile, fonda nuove società (Vigneti del Sud, Vigneti del Salento, Rodea) con le quali mette in vendita bottiglie di vino con nomi (Terre del Sud, Follia, Oversessanta, Oversettanta) che richiamano, anche in maniera grossolana, i prodotti di maggior successo di Feudi di San Marzano. Tramite l’avvocato Raffaele Errico, la cantina sociale di San Marzano decide quindi avviare le ovvie iniziative giudiziarie, sia sul fronte del tribunale delle imprese di Bari che alla Procura della repubblica di Taranto, con il sequestro poi disposto dal gip Vilma Gilli e ora definitivamente confermato dalla Cassazione. Guerra finita? Chissà. I precedenti non appaiono rassicuranti visto che, malgrado la decisione del tribunale delle imprese di Bari nel luglio del 2013 con la quale fu vietato alla società Farnese vini di produrre e tantomeno commercializzare i prodotti ritenuti emulativi di quelli commercializzati da Feudi, il vino etichettato «Oversettanta» Primitivo di Manduria Dop, vinse addirittura il premio tedesco «Mundus vini 2013». La Farnese Vini si affrettò a precisare che non era in discussione la qualità del vino imbottigliato da Vigneti del Salento (e la qualità nessuno l’ha mai messa in discussione) ma semplicemente le scritte sull’etichetta, per la parte relativa all’imbottigliatore. Ma d’altronde proprio i nomi sulle etichette sono al centro della contestazione e dell’inchiesta.
Chiuso, almeno momentaneamente il fronte penale, resta il contenzioso sui marchi, passati nel frattempo a Cantine San Marzano. E si segnalano diverse iniziative sul territorio sempre dei rappresentanti della Farnese vini, al centro di una trattativa, poi almeno ufficialmente non conclusa, per l’acquisto dell’Antica sociale di Carosino, segno che la battaglia per il vino Primitivo, per avere il diritto di vendere in tutto il mondo le bottiglie con il relativo marchio Doc, è destinata ancora a proseguire.
Mimmo Mazza
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