
Terzultima udienza ieri del processo di appello alla Cupola mafiosa manduriana che in primo grado ha inflitto 229 anni di reclusione ai 29 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Nella seduta di ieri che si è tenuta nella Corte dell’appello di Lecce, hanno discusso gli avvocati dei tre imputati, Antonio Cioffi di Nardò, Francesco De Cagna di Scorrano in provincia di Lecce e del manduriano Michele Trombacca difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo. La Corte ha fissato la prossima udienza il 20 dicembre per le conclusioni e il 10 gennaio prossimo per la sentenza.
Nell’udienza precedente due dei maggiori imputati, Giovanni Caniglia e Nazareno Malorgio, difesi entrambi dall’avvocato Antonio Liagi, hanno concordato la pena a 15 anni e sei mesi di reclusione il primo e 15 anni il secondo. Insieme a Walter Modeo in primo grado sono stati condannati a venti anni di reclusione con il rito abbreviato. Altri quindici imputati minori hanno chiesto di poter concordare la pena.
Le pene più severe inflitte dai giudici di prima istanza, 20 anni a testa, sono toccate ai tre manduriani Modeo, Caniglia e Malorgio (l’accusa sostenuta dal pm Milto De Nozza aveva chiesto la stessa pena) ritenuti a capo dell’organizzazione mafiosa che secondo gli inquirenti aveva riorganizzato la frangia manduriana della sacra corona unita.
Tutti gli imputati sono stati inoltre condannati al risarcimento del danno riconosciuto al Comune di Manduria, costituitosi parte civile con l’avvocato Cosimo Romano, quantificato in centomila euro.
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