Indovina e vinci un libro | © n.c.Il concorso settimanale “Scopri la copertina” è stato vinto da
Maria Palumbo che ha dato la risposta corretta il 12 settembre alle ore 10,17. Un ringraziamento va anche agli altri lettori come Ines Coccioli e Camilla Ciardo che hanno partecipato al gioco, indovinando però in ritardo. Il vincitore di questa settimana si è aggiudicato il meritato premio:
un libro da ritirare alla libreria Agorà di Lizzano sita in via Piave, 38. Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Vladimirovi? Nabokov
Casa Editrice: The Olimpia press
Anno di pubblicazione: 1959
Pagine: 395
LA MIA RECENSIONE Il romanzo Lolita è un capolavoro assoluto per il modo in cui è scritto. Straborda di metafore erudite e intense di pathos che l’autore mette in bocca al narratore della storia per spiegare l’amore che lo lega indissolubilmente alla protagonista. La voce narrante è quella di Humbert Humbert, un professore di lettere di mezza età in cerca di un posto tranquillo, dove ritirarsi per ultimare i suoi studi; in quest’occasione, fermatosi nel paesino di Ramsdale, incontra Charlotte Haze. La signora è un’affittacamere vedova che si mostra fin dall’inizio molto cordiale e persuasiva nei confronti dell’uomo che accetta di divenire suo affittuario solo appena si accorge che la sua permanenza verrà imbellita dalla presenza della dodicenne Dolores Haze (Lolita). La perversione che si manifesta nell’animo di Humbert è spesso giustificata da se stesso come la successione di un terribile trauma avuto all’età di tredici anni, quando la sua compagna di giochi erotici morì a causa di una malattia. Questo evento gli generò un forte stato di choc, creando così “
un ostacolo permanente a ogni successiva storia d’amore”. Le creature dalle quali si sente profondamente attratto, sono le ninfette: ragazzine non necessariamente bella ma già in possesso di una sensualità adulta.
“Di tanto in tanto approfittavo delle conoscenze che mi ero fatto tra gli assistenti sociali e gli psicoterapisti per visitare in loro compagnia vari istituti, come orfanotrofi e riformatori, dove potevo fissare le pallide adolescenti dalle ciglia appiccicate con la totale impunità che ci è data nei sogni. (…) Accade a volte che talune fanciulle, comprese tra i confini dei nove e i quattordici anni, rivelino a certi ammaliati viaggiatori – i quali hanno due volte, o molte volte la loro età, la propria vera natura, che non è umana, ma di ninfa (e cioè demoniaca); e intendo designare queste elette con il nome di «ninfette»”. La permanenza in casa Haze del professore, accresce la convinzione da parte della signora di essersene innamorata e dopo poco tempo viene celebrato il matrimonio. Il sacro vincolo non nasce dall’attrazione benevola per la vedova ma dal diabolico piano dell’uomo di diventare padre acquisito della ragazza e riuscire così a possederla. In seguito, questo suo forte desiderio troverà pace con la tragica e casuale morte della moglie e madre di Lolita che, rimasta orfana, altri non ha che il patrigno Humbert per accudirla. Avanzando nella lettura è ben percepibile come il nostro intellettuale combatta con la sua natura perversa sentendosi
“a tratti spaventato e pieno di vergogna, a tratti pervaso da un temerario ottimismo. I tabù mi strangolavano. (…) In altri momenti mi dicevo che era solo questione di punti di vista, che andar matto per le ragazzine non aveva nulla di riprovevole.” Questo stato d’incoerenza, Nabokov, lo trasmette bene anche al lettore che per certi versi si sente colpevole per il sentimento di compassione e pena che prova per il pervertito, soggiogato da una sorta di manipolazione, tanto da sentirsi allo stesso tempo complice del voluttuoso e protettore della bambina. Personalmente, ho provato anch’io un sentimento di dispiacere nei confronti di quest’uomo malato, la cui natura disdicevole è ben confusa dalla penna dell’autore. Molto spesso invece, ho provato disgusto e ribrezzo per i sudici pensieri che affollavano la sua mente, una fra tutte, quella di voler procreare con Lolita per avere a sua disposizione la sua stessa figlia e chissà, in un futuro anche la nipote! La personalità poliedrica di Humbert è descritta abbondantemente durante tutto il romanzo, analizzando tutti i suoi punti deboli e la consapevolezza che la psiche di Lolita resterà per sempre compromessa. Infatti, la “ninfetta”, dapprima si dimostra accattivante e ingenuamente provocatoria, mossa da un’incauta voglia di scoprire il mondo degli adulti; col passare del tempo, inizia a esprimere la sua insofferenza attraverso vari capricci e inadempienze.
“Era entrata nel mio mondo, nell’umbratile e umorosa Humbertlandia, con imprudente curiosità; lo aveva esplorato con un’alzata di spalle di divertito disgusto; e ora mi sembrava pronta a lasciarlo, mossa da qualcosa di molto simile al puro e semplice ribrezzo. Non vibrava mai al mio tocco, e un acido «cosa cavolo stai facendo?» era l’unica ricompensa alle mie fatiche. Al reame fatato che le offrivo, la mia sciocchina preferiva i film più sdolcinati, i gelati più stucchevoli.(…) il viaggiatore incantato, posseduto da una ninfetta e a lei asservito, sta per così dire, oltre la felicità. Nulla al mondo, infatti, dà tanta beatitudine quanto accarezzare una ninfetta.(…) nonostante i nostri battibecchi, la sua villania, tutte le smorfie e le storie che faceva, e la volgarità, e il pericolo, e la spaventevole inanità di tutto quanto, io ero sprofondato nel mio paradiso d’elezione – un paradiso in cui i cieli avevano il colore delle fiamme dell’inferno, ma pur sempre un paradiso.” H.H. riesce a dominare l’irruenta personalità di Lolita nel timore che riveli la loro illegale relazione a qualcuno che possa metterne fine, servendosi di astuti ricatti:
“Vediamo infine che cosa succede se tu, una minorenne accusata di aver attentato alla virtù di un adulto in un albergo rispettabile…che cosa succede se vai alla polizia a lamentarti che ti ho rapita e violentata? Mettiamo pure che ti credano. Una minorenne che consente a una persona di più di ventun anni di conoscerla carnalmente espone la sua vittima all’accusa di stupro colposo, o sodomia preterintenzionale, secondo la tecnica usata; il massimo della pena è dieci anni. Insomma, io vado in prigione. D’accordo, vado in prigione. Ma cosa ne è di te, orfanella mia?” Recentemente ho visto la trasposizione cinematografica curata da Kubrick e la trovo assolutamente perfetta perché, come pochi altri film, è attendibile al libro. L’unica cosa che, a mio parere, avrei enfatizzato di più è la consapevolezza del professor Humbert di star facendo qualcosa d’ignobile nei confronti di una povera bambina e i vari tentativi della stessa di ribellarsi all’orco.
IL MIO MIGLIOR PASSO TRATTO DAL LIBRO «Io ti amavo. Ero un mostro pentapodo, ma ti amavo. Ero ignobile e brutale e turpido e tutto quello che vuoi,mais je t'aimais, je t'aimais! E c'erano momenti in cui sapevo come ti sentivi, e saperlo era l'inferno, piccola mia. Bambina Lolita, coraggiosa Dolly Schiller».
LA MIA VALUTAZIONE: 4/5
SCHEDA DI COPERTINA «Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta». «Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita».
Francesca Dinoi Per questa settimana vi aspetta una nuova copertina da indovinare, quindi aguzzate la vista e allenate la memoria! Ecco il particolare. Le risposte vanno inviate a
[email protected] scrivendo nell’oggetto “scopri la copertina” oppure nei commenti di questa pagina o ancora sul profilo Facebook de La Voce di Manduria.
SCHEDA AUTORE Vladimir Vladimirovi? Nabokov nasce a Pietroburgo il 23 aprile del 1899 e muore all’età di 78 anni a Montreux. Nel 1922 completa gli studi di slavo e di lingue romanze al Trinity College dell'Università di Cambridge. La sua carriera di scrittore inizia con la stesura di alcune liriche di stampo simbolista e nel 1926 pubblica il suo primo romanzo dal titolo “Mašen'ka (Maria)” al quale seguì, nel 1928, “Re, donna, fante” che altri non era che la parodia del romanzo tradizionale. Nel 1929 scrive una storia sugli scacchi, argomento prediletto da Nabokov, ricco di metafore, dal titolo “La difesa di Lužin” al quale fecero seguito “L'occhio” nel 1930 che narra, in stile pirandelliano, la vicenda di un russo emigrato a Berlino. Nel 1932 pubblica sulla falsariga di un poliziesco “Camera oscura”, nel 1933 un romanzo dal tono enigmatico, “Gloria”, e nel 1935 “Invito a una decapitazione” che sembra ispirato ad alcuni dei racconti kafkiani. Dopo “Pnin” del 1957, che esplorava in modo ironico la realtà dei college americani, lo scrittore produce, nel 1962, una delle sue opere formalmente più mature, “Fuoco pallido (Pale fire)”. Segue, nel 1969, “Ada o ardore (Ada or ardor: A family chronicle)” che offre una suggestiva sintesi dell'arte di Nabokov. Ritornano in questo romanzo, stravolti da una scrittura ironica, tutti i temi dello scrittore: l'ambigua duplicità della realtà, la passione del gioco, del puzzle, l'ossessione del sesso. Il romanzo che lo rese famoso in tutto il mondo fu “Lolita” scritto nel 1955 da cui il regista Stanley Kubrick trasse l’omonimo film nel 1962. Il romanzo in questione, vista la scabrosità dell’intreccio, provocò anche reazioni violente, fino ad essere considerato “il libro più ripugnante, pieno di pura e sfrenata pornografia”. Di lì a poco il Ministero degli Interni britannico ne bloccò la distribuzione e il governo francese decretò che ne fossero ritirate tutte le copie in commercio.
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