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Il sindaco di Taranto indagato per agevolazione di associazione mafiosa

Il sindaco di Taranto indagato per agevolazione di associazione mafiosa Il sindaco di Taranto indagato per agevolazione di associazione mafiosa | © n.c.

TARANTO - Abuso d’ufficio aggravato dall’agevolazione dell’associazione mafiosa. È il reato ipotizzato dalla Direzione investigativa antimafia di Lecce nei confronti del sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, 66 anni, iscritto nel registro degli indagati a seguito delle dichiarazioni rese da Mario Babuscio, aspirante collaboratore di giustizia, in un interrogatorio svoltosi nel capoluogo salentino il 19 novembre del 2010 dinanzi al sostituto procuratore Lino Giorgio Bruno. 

La posizione di Stefàno è stata poi stralciata lo scorso 8 settembre con un provvedimento, accluso agli atti depositati in cancelleria nell’ambito dell’incidente probatorio che vedrà protagonista lo stesso Babuscio il prossimo 11 gennaio, del quale fanno parte il verbale dell’aspirante collaboratore di giustizia e tre informative redatte dagli agenti della Squadra Mobile di Taranto. 

Il 53enne Mario Babuscio è stato condannato a un anno e 4 mesi con il rito abbreviato nell’ambito del procedimento scaturito dal blitz antimafia denominato «Scarface» che nell’ottobre del 2010 lo fece finire in carcere. 

La Dda di Lecce ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò un incidente probatorio per acquisire le dichiarazioni di Babuscio. Il suo racconto ha portato all’apertura di diversi fascicoli di inchiesta, uno dei quali, riguarda il sindaco di Taranto per episodi relativi al 2008. 

Il rapporto con il sindaco Stefàno viene a galla, nell’interrogatorio del 19 novembre del 2010, quando il dottor Bruno chiede a Babuscio conto del suo interessamento, per conto del boss Cataldo Ricciardi, riguardo la gestione del bar dell’ospedale «Santissima Annunziata». 

Dall'attività d'indagine compiuta dagli agenti della Squadra Mobile, è emerso che l'esercizio era formalmente gestito da una società tarantina partecipata da Francesco Presicci, arrestato come Babuscio nell’ambito del blitz «Scarface». I sopralluoghi della polizia avevano consentito di accertare che nella gestione del bar si alternavano la convivente di Mario Babuscio, con Anna Guarella e le due donne, insieme allo stesso Babuscio, provvedevano ad intrattenere anche i rapporti con i fornitori. Ricciardi torna alla carica nel 2007 quando viene creata una società «Nuovo Bar padiglione Vinci srl», con unico socio Francesco Ricciardi, figlio di Cataldo, alla quale la società di Presicci ha poi ceduto in fitto il bar. Due anni fa - il 15 ottobre 2009 – è stato stipulato tra l’Asl e la società di Ricciardi un contratto della durata di 9 anni mentre lo scorso 8 maggio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Gaetano Vitale e Domenico Di Terlizzi, ha anato il sequestro dei beni nei confronti dei Ricciardi, eseguito nell’ambito del blitz «Scarface», quando i finanzieri i sigilli al bar ubicato all’interno del padiglione Vinci. Ma ecco uno stralcio del verbale di interrogatorio. 

BABUSCIO: Io i contatti ce li avevo frequentemente da solo, andavo a Palazzo di città, mi incontravo alle 8 e mezzo di mattina, perché so l’orario quand’è che arriva, andavo sopra e gli esponevo qualche problema, tra i quali il problema che ci aveva il bar dell’ospedale, che io andavo e gli dicevo....e lui mi disse una volta...sono andato io e la Guarella. 

BRUNO: Ma il sindaco sapeva che la Guarella era la moglie di Cataldo Ricciardi? 

BABUSCIO: No, non lo sapeva. (...) Quei contatti che si sono stati più frequenti con il sindaco erano proprio per far passare questa società da Presicci, diciamo che si doveva fare questa cessione di azienda e c’era da mettere a posto... 

BRUNO: Ma le risulta che in qualche modo sia stato agevolato dal sindaco questo trasferimento? Perché quella era una competenza dell’Asl più che del sindaco. 

BABUSCIO: il sindaco dice: “Va bene, rivolgetevi a tizio e digli che ti ho mandato io”. 

L’iscrizione nel registro degli indagati del primo cittadino va considerata un atto dovuto, praticamente inevitabile dopo le dichiarazioni fatte da Babuscio. Spetterà alla Dda di Lecce, ed in particolare al sostituto Alessio Coccioli a cui sono passati i fascicoli del dottor Bruno dopo il suo trasferimento alla Procura di Bari, valutare se e come proseguire l’azione penale nei confronti del sindaco. 

Mimmo Mazza sulla Gazzetta del Mezzogiorno

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1 commento

  • Maria La Gioia
    gio 29 dicembre 2011 08:13 rispondi a Maria La Gioia

    Come ho scritto nei commenti di altri giornali online il sindaco Stefno una persona onesta e non si tocca. Non so quali fini abbiano queste persone che lo accusano. Ma posso dirvi che se toccate il nostro Sindaco scenderemo tutti in piazza e lo difenderemo a spada tratta.

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