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Il caso Manduria: mettiamo in fila le responsabilità

Il caso Manduria: mettiamo in fila le responsabilità Il caso Manduria: mettiamo in fila le responsabilità | © n.c.

Della morte di Antonio Stano, l'uomo di Manduria perseguitato da un branco di cagnulastri fino a morirne, molti danno la colpa al paese: indifferente, distante, omertoso. I veri colpevoli sono i vicini, i concittadini, i componenti della comunità manduriana, secondo molti commentatori.

Ma è davvero così? Mettiamo in fila qualche elemento.

• Avendo assistito alle violenze, più volte un educatore della vicina parrocchia aveva rimproverato i ragazzini e aveva avvisato sia le famiglie che le forze dell'ordine, senza esito;
• L'insegnante di uno dei ragazzini, dopo aver visto uno di quei tremendi video che ora tutti conosciamo, aveva avvisato la famiglia di un ragazzo e la sua dirigente. La scuola aveva avvisato i servizi sociali comunali, senza esito;
• Le forze dell'ordine sono intervenute diverse volte sul posto ma non trovando traccia dei baby-persecutori, pare si siano limitate a redigere qualche verbale, senza esito;
• Un anno e mezzo fa il 118 era intervenuto per medicare l'uomo, colpito in fronte da una pietra, su chiamata della polizia. Stano non sporse querela e i poliziotti stilarono l'ennesimo verbale, senza esito.
• In uno di quei video strazianti, il pover'uomo gridava "sono solo, sono solo". Eppure aveva una famiglia, che nei giorni scorsi si è occupata del funerale: possibile che non si sia mai accorta di niente? Possibile che l'uomo non abbia mai confidato nulla? O forse notizie e confidenze ci sono state e sono rimaste senza esito?
• L'anziano è stato trovato in casa dai poliziotti. Ad allertare questi ultimi sono stati i vicini di casa. L'esito, in questo caso, lo conosciamo: Antonio Stano è morto in ospedale.

Ad occhio e croce, le responsabilità in effetti ci sono.

Ma prima di quelle della comunità, ne balzano agli occhi delle altre: quelle dei ragazzi e delle loro famiglie, innanzitutto.
Ma anche quelle del Comune di Manduria, che avrebbe dovuto prendere in carico la situazione.
Ma anche quelle delle forze dell'ordine che, di fronte a quelle violenze ripetute, avrebbero potuto convincere l'uomo a sporgere querela oppure avrebbero potuto indagare informalmente.
Ma anche quelle della famiglia del povero Antonio Stano. Famiglia che spero ora abbia il buon gusto di rinunciare all'eredità di quell'uomo, che nei video urlava "sono solo, sono solo".

Danili Lupo, giornalista LA7 Non è l'Arena

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1 commento

  • sergio di sipio
    gio 26 dicembre 2019 08:25 rispondi a sergio di sipio

    Caro Danili Lupo ho letto il suo articolo e le consiglio di interessarsi di tante altre cose tragicamente mancanti: quali l'acqua potabile e la fognatura? Perché Manduria ha un bisogno immediato di avere un futuro proprio per la mancanza di servizi che ci fanno apparire un lembo di medioevo catapultato nel ventesimo secolo. Ci pensi e si muova scoprendo questo mondo da che è stato creato e chi non vuole farlo cambiare.

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