Venerdì, 9 Maggio 2025

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Fine pena per l’ex boss «Stellina», ma i conti sono ancora aperti

Fine pena per l’ex boss «Stellina», ma i conti sono ancora aperti Fine pena per l’ex boss «Stellina», ma i conti sono ancora aperti | © n.c.MANDURIA - Il prossimo 24 settembre l’ex boss manduriano della Sacra corona unita, Vincenzo Stranieri (nella foto), già braccio destro de fondatore della quarta mafia pugliese, Pino Rogoli, finirà la sua lunga pena che lo tiene rinchiuso ininterrottamente da 29 anni e 3 mesi, 21 dei quali in completo isolamento secondo le regole del 41 bis. Questo fine pena, però, non servirà a ridargli la libertà perché su di lui pende ancora la misura cautelare in carcere per l’ultima inchiesta della procura antimafia leccese che gli addebita il controllo criminale dei parcheggi ed altri reati con l’aggravante dell’associazione mafiosa. Pertanto, contestualmente al decreto di fine pena Stranieri, detto Stellina (per via della stella a cinque punte tatuata sulla fronte) resterà in carcere in attesa di giudizio. Quest’ultima incriminazione che lo terrà isolato per un periodo che non è ancora possibile quantificare, fa seguito al blitz della polizia denominato «Giano» scattato a febbraio del 2012. L’indagine che ebbe inizio nell’ottobre del 2008 a seguito di un attentato dinamitardo ad un agente di polizia in servizio presso il Commissariato di Manduria, portò all’arresto di 18 persone. Secondo gli inquirenti Stranieri, nonostante l’isolamento, era riuscito ad infiltrarsi, grazie alla complicità dei suoi referenti sul posto, anche famigliari, in numerose attività imprenditoriali del territorio come la gestione dei parcometri o alla gestione dei parcheggi  della ”Fiera Pessima” e delle aree di parcheggio dell’ospedale di Manduria. L’imputato si dichiara tuttora estraneo alle accuse. L’ex boss della Scu che ora ha 53 anni, ne ha passati più di 36 in galera. Il primo arresto quando aveva 15 anni per furto d’auto: era il giorno di carnevale e con altri due compagni rubò una Fiat 500 per farsi un giro. Attualmente il detenuto speciale è rinchiuso nel carcere di Terni dove da poco gli è stato concesso di diventare «lavorante» (distribuisce il vitto agli altri reclusi della sezione 41 bis). Nazareno Dinoi  

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