Martedì, 1 Luglio 2025

Cronaca

La difesa aveva tentato un concordato

Ergastolo confermato per il femminicida reo confesso Dimitri

Petto Dimitr Petto Dimitr

Ergastolo confermato per il 76enne manduriano Pietro Dimitri sotto processo con l'accusa di avere ucciso il 12 ottobre di due anni fa Giuseppina Dinoi, manduriana di 71 anni, con la quale conviveva. 

Ieri la Corte d'assise di appello presieduta dalla giudice Giovanna De Scisciolo ha confermato il massimo della pena inflitta all'imputato già in primo grado con la sentenza giunta lo scorso 3 marzo.

Un epilogo non scontato dal momento che la difesa dell'imputato aveva proposto, al varco dell'appuntamento in Appello, di chiudere il procedimento con una pena concordata a 24 anni di carcere. Un patteggiamento sul quale aveva espresso parere favorevole la procura generale. 

Non è stata dello stesso parere la Corte d'assise d'appello che dopo pochi minuti di camera di consiglio ha sciolto la riserva respingendo la richiesta di concordato, procedendo con la discussione. La difesa dell'imputato reo confesso si è soffermata soprattutto sul trattamento sanzionatorio e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche sulla quale anche la pubblica accusa aveva aderito ritenendo congrua la pena concordata a 24 anni. A questo si è opposto il legale delle parti civili, otto parenti tra fratelli e sorelle della vittima. Nel dettaglio l'avvocato Lorenzo Bullo, legale dei familiari della vittima, ha fatto rilevare la violenza subita dalla 71enne uccisa barbaramente con 55 fendenti inferti con un grosso taglierino.

Il legale ha inoltre stigmatizzato l'atteggiamento processuale dell'imputato che non ha mai mostrato alcun pentimento e rispetto verso la vittima offesa in quanto donna anche nel corso dell'interrogatorio di garanzia dinanzi davanti al gip pochi giorni dopo l'arresto. 

La Corte di assise d'appello, dopo quasi due ore di camera di consiglio, ha confermato infine la sentenza di condanna all'ergastolo. La ferocia dimostrata dall'imputato nell'omicidio aveva convinto anche i giudici della Corte di Cassazione che avevano respinto il ricorso della difesa contro la misura cautelare del 76enne. 

«La vittima - scrissero i giudici nel verdetto di rigetto - è stata colpita per 55 volte con il taglierino in un arco temporale di circa quindici minuti», per cui «si può ritenere che l'indagato non abbia agito sotto l'impulso di un improvviso impeto quanto invece per il probabile risentimento causato dal rifiuto della vittima di fornirgli denaro da spendere nelle scommesse essendo egli, per sua stessa ammissione, affetto da ludopatia». La sua personalità, proseguono i giudici nella loro analisi, «indica un totale disprezzo per la vita umana nonché la determinazione nel portare a compimento i propri intenti criminali e per l'assenza di freni alla pulsione ed alla violenza esplosiva ed incontrollata prodotta da situazioni negative legate a normali rapporti relazionali di convivenza». 

Subito dopo l'omicidio Dimitri si procurò delle ferite da taglio poco profonde al collo e alle braccia. Una simulazione secondo i giudici di Roma. «Il tentativo di suicidio del Dimitri, posto in essere subito dopo l'omicidio della convivente - si legge nell'atto d'accusa -, per le sue modalità è in realtà una messa in scena e che questa circostanza è indicativa della personalità non affidabile dell'indagato». Subito dopo il delitto e l'auto ferimento fu lui stesso a chiamare i carabinieri confessando l'omicidio: «Venite ho ucciso a mia compagna».

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