Quel giorno il medico mi dava sulla voce e diceva che dovevo svegliarmi. Mia figlia disse che mi stavo cullando e che dovevo darmi una scossa: dovevo tornare ad essere quello di cui sua madre le aveva parlato. Chiesi a mia moglie se mi stavo davvero cullando ed anche lei mi disse che dovevo riprendere la vita da dove l’avevo lasciata, ma più che tornare a scuola non seppi fare. Poi iniziai a fare il ragioniere. La mattina trecento milligrammi di Seroquel e poi di corsa in ufficio. In tasca sempre il Diazepam per eventuali attacchi. Qualcuno però mi disse che dovrei lavorare: perché? Fare il ragioniere che cosa era? Ma volevano che tornassi a fare il muratore, visto che ero uno dei pochi rimasti a sapere come si fanno gli archi tondi di tutte le fogge, e le volte all’antica. Mi dissero che mi offrivano loro un lavoro, ma a patti e condizioni: a nero e per non più di quindici euro al giorno, per un numero di ore non precisato. È questo che intendono quando dicono che dovrei lavorare? E poi sarei io il parassita sociale, perché invalido.
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.