La mia vita è stata costellata di successi, ma quanti dolori: quanti! Fino ai miei quindici anni non ho ricordi vivi, ma poi conobbi la creatura più dolce del mondo. Ero felice. Non volevo farne la mia fidanzata, ma volevo abbeverarmi alla sua saggezza. Quando morì tentai il suicidio per impiccagione, ma la corda si spezzò e mio padre si preoccupò di “una corda quasi nuova”, non di me. Ancora una donna mi restituì la voglia di vivere, ma morì anche lei. Tentai di rifarmi una vita indossando una divisa, ma successero una serie di cose. Quando tornai a Manduria avevo messo da parte i soldi per comprare una casa mia, ma ebbi un infortunio che mi rese invalido. Senza lavoro e senza soldi era impossibile la vita! Le privazioni mi portarono in manicomio. Il cappellano mi venne a trovare per dirmi che Dio mi ama. Per carità signor Dio: non mi amare più! Se tutto il tuo “amore” si è ridotto nel farmi perdere le cose belle della mia vita, per cortesia, dimentica anche il mio nome! Ma la domanda è: dove sta di casa questo signor Dio?
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