
E' trascorso circa un mese dalla sentenza emessa dal TAR Puglia, con la quale veniva respinto il ricorso presentato sul depuratore consortile Sava/Manduria e Marine, contro Regione Puglia e AQP. Un'ordinanza più volte letta e riletta e della quale ancor oggi stento a credere che con otto righi di motivazioni, possa essere stata liquidata una questione così seria e controversa.
Poichè per mia abitudine tendo ad approfondire le questioni, proverò a farlo anche questa volta, analizzando sinteticamente la sentenza.
In diritto uno dei presupposti necessari per ottenere, nell'ambito di un processo civile, un "provvedimento cautelare" è il 𝑓𝑢𝑚𝑢𝑠 𝑏𝑜𝑛𝑖 𝑗𝑢𝑟𝑖𝑠, l'altro, è il cosiddetto 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑢𝑙𝑢𝑚 𝑖𝑛 𝑚𝑜𝑟𝑎.
Nelle motivazioni del TAR è stata esclusa l'esistenza di entrambi i presupposti!
E' stato escluso il 𝒇𝒖𝒎𝒖𝒔 𝒃𝒐𝒏𝒊 𝒋𝒖𝒓𝒊𝒔 in quanto: "𝑙𝑎 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑙𝑐𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑢𝑠𝑜 𝑒 𝑠𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑑𝑒𝑝𝑢𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒".
Premesso che "appare consentita" è ben diverso da "essere consentita", tuttavia, nessun riferimento legislativo è stato riportato dal TAR a supporto di tale affermazione.
Ma le ragioni per cui, realizzare per stralci opere pubbliche di tale portata dovrebbe non solo essere evitato, ma assolutamente impedito, sono innumerevoli.
E' uno degli errori peggiori commessi, in questa vicenda, dalla politica degli ultimi 20 anni: quello di aver acconsentito che il progetto di un impianto consortile di tali proporzioni venisse considerato spezzettabile, e non invece come un insieme unico non frazionabile, del quale conoscere perfettamente ogni singola fase realizzativa, dall'inizio alla fine. Si è preferito sanare e autorizzare, di volta in volta, ogni singolo pezzo del puzzle, fino allo scarico finale, del quale nessuno ne conosceva il destino, "guarda caso" poi individuato nel bacino di Torre Colimena; un'area ad altissimo rischio per le conseguenze che ne deriveranno ... ma a basso rischio di incidenza sui consensi elettorali!
La "politica dei piccoli passi" e del "fatto compiuto" che arriva ad approvare tutto! ... quella che consente a chi è incapace di salvaguardare il proprio territorio e i cittadini che rappresenta, di fare spallucce, addossando le responsabilità su chi è venuto prima.
Riguardo al 𝒑𝒆𝒓𝒊𝒄𝒖𝒍𝒖𝒎 𝒊𝒏 𝒎𝒐𝒓𝒂, anch'esso escluso, la motivazione è stata che: "𝑙𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑙𝑎 𝑔𝑒𝑠𝑡𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑖𝑡𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑙𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑒̀ 𝑢𝑛'𝑖𝑝𝑜𝑡𝑒𝑠𝑖 𝑎𝑠𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑟𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖, 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑣𝑎𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙𝑙’𝑒𝑠𝑖𝑔𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑒𝑣𝑖𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑖 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑚𝑏𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑒 𝑟𝑒𝑓𝑙𝑢𝑒".
Un'affermazione ancora una volta, senza alcun riferimento legislativo e che sembra avere le caratteristiche più di un parere, che di una sentenza nel merito di un provvedimento contestato.
Il 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑢𝑙𝑢𝑚 𝑖𝑛 𝑚𝑜𝑟𝑎, invece, esiste ed è molteplice ed è stato più volte segnalato in numerosi miei interventi in Consiglio e sulla stampa. E visto che il TAR si è pronunciato in termini di "bilanciamento", sulla "bilancia" forse, sarebbe stato opportuno mettere tutto, non solo la gestione dei malfunzionamenti come problema probabilistico rilevante, ma che tuttavia rappresenta solo la minima parte dei rischi di danni gravi e irreparabili che un siffatto impianto, potrebbe portare.
Errori e orrori giunti dal passato ai giorni nostri, su cui tanto si sarebbe potuto fare se solo vi fosse stata la volontà politica e la forza da parte dell'intero Consiglio di ascoltare la voce dei cittadini, espressa in oltre vent'anni di battaglie. Non possiamo sperare che la tutela delle nostre bellezze arrivi da un Organo chiamato ad esprimersi asetticamente su una questione, se i primi a non aver dimostrato attaccamento sono coloro che le amministrano. Non basta infatti ripetere, a mo' di litania, che era l'unica strada per impedire l'inquinamento attuale dei pozzi disperdenti. E' un mero "scudo di carta" che serve solo a nascondere, agli occhi dei cittadini, l'incapacità e la volontà di mettere in atto soluzioni alternative e di difendere, anche per le future generazioni, il nostro litorale e il nostro territorio.
Il dado ormai è tratto ... Non sono certamente un legale, ma questa del TAR è chiaramente una sentenza fumosa, con l'unico obiettivo di mettere la parola fine alla faccenda. Mi chiedo tuttavia, se un eventuale appello dinanzi al Consiglio di Stato, con la medesima impostazione, potrebbe mai portare a risultati differenti.
Agostino Capogrosso, ingegnere, consigliere comunale
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2 commenti
antonio curri
sab 26 agosto 2023 01:00 rispondi a antonio curriHa perfettamente ragione Agostino! La cosa che sfugge a molti è che il "progetto spezzatino" di AQP non evidenzia, con documentazione "certa", quando e chi potrà utilizzare il depuratore degli immobili esistenti sulla costa! O no?
Giuseppe
ven 25 agosto 2023 04:28 rispondi a GiuseppePerché non fare opposizione a una sentenza immotivata da giurisdizione per bloccare tutto questo scempio che distruggerà il nostro bel territorio.