
L’improvvisa uscita di scena del vice sindaco Mariggiò getta un’inquietante luce sullo scenario politico locale e sulla comunità manduriana in toto. In un momento così drammatico in cui tante situazioni realmente difficili da gestire si presentano a noi cittadini, il professor Mariggiò, delfino del sindaco, getta la spugna e fugge via. In un momento in cui l’intera comunità si trova ad affrontare temi delicati e problematiche scottanti, il professor Mariggió punta i piedi e, invece di fare il gruppo, litiga col sindaco e va via. Dopo quattro anni in cui l’elefante ha partorito un solo, orribile e discutibile topolino (Comedy film festival), l’alto esponente della cultura manduriana, l’impareggiabile nocchiero del sapere, abbandona la nave. Nulla di quel tanto proclamato programma culturale ed elettorale di cui lui si ergeva a promotore, è stato fatto. Per le vie della città risuonano ancora i suoi “ dimostreremo che con la cultura si mangia”.
Non c’è stato neanche l’antipasto. Come assessore alla cultura e al patrimonio storico culturale della nostra città, ha assistito, senza colpo ferire, ad uno dei più grandi scempi di riqualificazione urbana del centro storico il cui peso è piombato addosso alla comunità come quel mezzo meccanico, quell’escavatore, nella cavità sconosciuta del famigerato parcheggio di Piazza Coperta. Uno scempio il cui segno rimarrà indelebile come i solchi di una inutile pista ciclabile sui marciapiedi di viale Mancini. L’intero patrimonio culturale e librario della nostra città, la tanto decantata Biblioteca “Marco Gatti”, è “mmasunatu” in un capannone prefabbricato ricco di amianto e perciò non frequentabile. Nel momento in cui la cittadinanza finalmente fa cerchio, tutta, intorno al problema della discarica, il professor Mariggió è assente, non c’è. Eppure per le vie della città si ode ancora il suo gridare elettorale in merito alla salute pubblica dell’intera comunità. Il professor Mariggió, secondo certe campane, sarebbe dovuto essere il futuro della politica manduriana, il tanto acclamato sindaco che tutti aspettavamo.
Ammettendo la sua ingenuità e il suo essere poco avvezzo al “viver di politica”, egli è rimasto intrappolato negli “intrighi di corte” cedendo, nuovo Masaniello, alle lusinghe del potere. Circuito dal sindaco, unico vero responsabile di tutto, con le sue dimissioni si assiste al “nessuno è indispensabile, tutti sono utili”, quando invece, mancando il numero due, un “buon governo” dovrebbe ammettere la sua incapacità e dimettersi. Ma non è roba per gli egocentrici della politica manduriana. La colpa però, non è loro, ma di noi stupidi romantici che li abbiamo votati, credendo e condividendo i medesimi ideali, scioltisi come neve al sole all’indomani del voto. È colpa nostra perchè tra…urpuni ecchi e agnuni pisciati, comu uèi cu ti uèzzi la matina?
Demos Manduria
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