
Dal tentato omicidio che prevedeva una pena sino a dodici anni di carcere, la condanna finale è stata riqualificata nel reato di lesioni gravi con una pena ad un anno e mezzo. Si è concluso così ieri il procedimento penale a carico del savese Bruno Passiatore, di 64, il quale, difeso dall’avvocato Fabio Falco, ha evitato una condanna ben più pesante per il delitto commesso esattamente due anni fa a Sava dove, durante una furiosa lite, ferì con una pugnalata al fianco raggiungendo il rene di un quarantacinquenne del suo paese. Ricoverata e operata d’urgenza, la vittima fu giudicata in prognosi riservata perché la punta del coltello aveva lesionato anche l’organo interno. Fortunatamente si salvò. Per la pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Ida Perrone, l’imputato «aveva colpito per uccidere». La difesa ha poi convinto diversamente il giudice Giuseppe Tommasino che ha concluso con una diversa qualificazione del reato.
I fatti si svolsero il 19 febbraio del 2018. In seguito ad un diverbio, nel corso del quale l’imputato sarebbe stato minacciato di morte, Passiatore raggiunse con la sua auto il 45enne che viaggiava a bordo di uno scooter e dopo una colluttazione afferrò un coltello sferrando più colpi all’altezza del fianco sinistro procurandogli una ferita penetrante profonda circa 10 centimetri con lesione del rene.
Il ferito riuscì ad allontanarsi a bordo del ciclomotore e raggiunse Uggiano Montefusco dove fu soccorso da un’ambulanza che lo portò all’ospedale Giannuzzi di Manduria. In un primo tempo il ferito disse di non conoscere la persona che lo aveva colpito, ma le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Sava diedero luce ai veri fatti.
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