
Guai seri per una professionista manduriana condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia a pagare l’esorbitante somma di centomila euro per un danno erariale procurato al comune in cui rivestiva il ruolo di responsabile del servizio urbanistica e gestione del territorio. L’architetta manduriana all’epoca dei fatti dirigente incaricata di un comune dell’area metropolitana di Milano, era stata chiamata in giudizio dalla magistratura contabile che le contestava un risarcimento del danno pari a 233.650 euro nei confronti dell’ente comunale danneggiato.
Dall’istruttoria di una delibera di debito fuori bilancio approvata dalla maggioranza del consiglio comunale, la procura regionale della Corte dei Conti aveva scoperto che il comune era stato condannato con sentenza della Corte d’Appello di Milano per la violazione degli obblighi informativi nei confronti di una società a cui aveva venduto il terreno di un’ex piattaforma ecologica comunale fortemente inquinato.
Il giudice civile riteneva che l’ente comunale avesse omesso di informare l’acquirente circa il grado di inquinamento del terreno oggetto di compravendita, nonostante, essendone proprietario da più di venti anni, avrebbe dovuto conoscere le reali condizioni ambientali del sito mediante una corretta determinazione del reale stato dei luoghi. In sintesi, quindi, la Corte d’appello aveva ritenuto che l’ente comunale avrebbe dovuto correttamente informare la società acquirente delle reali condizioni del terreno nel cui sottosuolo erano state trovate significative quantità di metalli pesanti ed altri inquinanti pericolosi.
Era inoltre emerso che la dirigente manduriana aveva affidato un’indagine ambientale del terreno in questione a seguito della quale era stata confermata la compatibilità dell’area con una destinazione commerciale/industriale e perciò inserita tra i beni alienabili.
Tuttavia, a seguito della vendita, la società acquirente aveva effettuato un sopralluogo congiunto tra polizia locale, Arpa e personale dell’Ufficio tecnico del comune che si concludeva con il ritrovamento di rifiuti speciali e la conseguente segnalazione alla locale Procura della Repubblica.
La Procura ha, quindi, contestato all’architetta la circostanza di aver proceduto a disporre gli atti per la vendita del terreno in assenza di adeguata istruttoria e di essere, quindi, stata la responsabile della appurata carenza informativa nei confronti dell’acquirente che, a seguito dell’azione civile di cui in prefazione, ha ottenuto il ristoro economico del relativo danno subito pari a circa 230mila euro.
Non attribuendo il dolo nel comportamento della professionista, con sentenza pubblicata nei giorni scorsi la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha condannato la manduriana a risarcire il comune della somma di 100.000 euro oltre interessi legali.
Nazareno Dinoi
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5 commenti
Gregorio
mer 27 settembre 2023 05:55 rispondi a GregorioE mai nu miraculu a Manduria
giorgio sardelli
mer 27 settembre 2023 02:33 rispondi a giorgio sardellinon lamentatevi sempre a Manduria è uguale salvo avere un avvocato capace con il giudice aggiusta tutto se non fosse così sarebbe come la lombardia
Giuse Dinoi
mer 27 settembre 2023 02:20 rispondi a Giuse DinoiQuesto lo dovrebbero fare anche con i giudici che sbagliano sentenza,il risarcimento lo paghiamo sempre noi purtroppo.
Marco
mer 27 settembre 2023 10:15 rispondi a MarcoAl nord non c'è parentopoli... Culu ruttu e capu scasciata 🧟♂️
Gregorio
mer 27 settembre 2023 07:54 rispondi a GregorioQui vivono e nascevano tutti gli esperti incompetenti del c,,,,,,,,,,