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Concetta Riina, figlia del boss Tot�, a San Pancrazio Salentino
Concetta Riina, figlia del boss Totò, a San Pancrazio Salentino | © n.c.San Pancrazio Salentino (Br) - «Sono Maria Concetta Riina, figlia di Totò Riina, sono venuta a scuola per iscrivere i miei figli». Si è presentata così alle insegnanti della scuola elementare la figlia maggiore del boss di Cosa Nostra, da anni al carcere duro per una serie di ergastoli. Da Corleone, cuore della mafia, a San Pancrazio Salentino: è stata una sorpresa per la cittadina brindisina, poco più di 10mila abitanti, luogo di transito tra le tre province salentine. Una sorpresa che rapidamente si è trasformata in notizia e infine in preoccupazione. E così il giovane sindaco, Salvatore Ripa, da un anno eletto con una giunta di centrosinistra, ha chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto di Brindisi Nicola Prete per chiedere informazioni ed esprimere i timori della comunità. La signora Maria Concetta, 36 anni, è a San Pancrazio da un mese insieme con i suoi tre figli. Ma il primo a giungere in paese è stato il marito, Tony Ciavarello, sembra a novembre, probabilmente per verificare le condizioni dell’accoglienza. Ciavarello avrebbe trovato lavoro nel settore commerciale di un’azienda meccanica, la «C.T.», attiva nel campo della revisione dei motori. È stato lui a trovare l’abitazione, in un condominio di quattro piani al centro del paese, a pochi passi dal Municipio, dove ospitare la moglie e i tre bambini. Ed è stato l’uomo a curare tutte le operazioni del trasferimento. Ciavarello non è figura secondaria ed è personaggio conosciuto alle cronache. A febbraio, è stato implicato in un’operazione nella quale la Guardia di finanza di Caltanissetta ha sequestrato beni per 10 milioni. Perché Ciavarello e Maria Concetta Riina hanno scelto la cittadina brindisina come nuova residenza? «Qui ci troviamo bene» ha detto la signora negli incontri avuti in questo mese. Dopo essere stata a scuola, la donna si è presentata ai servizi sociali del Comune per chiedere il blocchetto dei buoni pasto per i bambini. Sembra che alla richiesta dell’impiegata della presentazione del documento Isee sulla dichiarazione dei redditi, un consigliere comunale si sia adoperato per evitare l’attesa della signora. Ma i movimenti dei Riina sono rimasti sempre sotto i riflettori della magistratura e in particolare della Direzione nazionale antimafia. Neanche lo spostamento della famiglia della primogenita, discreto e preparato con cura, è passato inosservato. L’allarme del sindaco ha poi contribuito ad alzare ulteriormente l’asticella dell’attenzione. E’ ancora viva la memoria di alcune inchieste del passato che hanno messo in luce infiltrazioni criminali. Tutti ricordano la scoperta di un deposito di armi nello stabilimento «Sacovin». La preoccupazione è che la presenza ingombrante di una Riina possa risvegliare antichi demoni e attivare relazioni anche con il territorio e i Comuni circostanti anch’essi permeabili a eventuali rigurgiti della criminalità. Una continua attenzione è esercitata dalla stazione locale dei Carabinieri. La signora Riina e il marito cercano di farsi vedere in giro lo stretto necessario. Sotto il loro appartamento, c’è un bar. La gente non parla volentieri e non esprime commenti. «Tre giorni fa ho visto la signora entrare nel bar per comprare dei pasticcini» racconta un cliente. Pasticcini da portare a scuola. «È sempre gentile» dice un’insegnante. Anche a Corleone la signora aveva buoni rapporti con la scuola, tanto da essere eletta - era novembre - nel Consiglio d’istituto. La notizia finì sui giornali ed esplose la polemica. Sembra che anche in passato la figlia del boss abbia avuto a che fare con il Salento. Un anno fa la «Gazzetta» riportò la notizia di un processo a Tricase su una presunta truffa on line, da parte della donna, ai danni di un sacerdote, don Luigi De Santis, attualmente vice parroco a Supersano. I Carabinieri scoprirono che dal conto elettronico di don Luigi erano scomparsi 1.935 euro e pare che sia stata proprio la Riina a sottrarre i soldi. Il processo per furto e frode informatica è ancora in corso. La difesa della donna ha sempre respinto ogni responsabilità nella scomparsa dei soldi.
Tonio Tondo sulla Gazzetta del Mezzogiorno
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8 commenti
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mar 24 aprile 2012 12:46 rispondi a [email protected]la libera espressione di pensiero vietata in questo giornale...adesso capisco perch questa testata giornalistica , appoggia alcune cause perse di personaggi , avvocati .. discutibili come moralit
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lun 23 aprile 2012 10:46 rispondi a [email protected]per alcuni di moda essere omertosi. la figlia impossibile non sapesse nulla del lavoro del padre. questo si chiama omert . la cosa piu' seccante , dobbiamo anche sostenere la famiglia , grazie i servi sociali.
pipuuzo
lun 23 aprile 2012 11:52 rispondi a pipuuzoMa...... sta creando problemi? anche se la figlia di un Boss quale il problema? piuttosto, cercate di essere vicini e farla integrare, una persona come tutte le altre... se il padre ha sbagliato nella vita, sta pagando e non per questo deve pagare tutta la famiglia.
SILVANA
lun 23 aprile 2012 11:21 rispondi a SILVANAMa per cortesia! lasciatela vivere in pace. Se non reca danno alla comunita' chi cavolo se ne frega di chi e' figlia! Questo vizio tipico italiano di additare le persone prima ancora che abbiamo potuto dimostrare la loro buona o cattiva condotta e' davvero riprovevole! Quanto costa aspettare e valutare? e a Mimmo Olivieri: non so la tua vicenda ma per quello che dici non avrei esitato neanche io! se qualcuno ti addita mandalo a quel paese (e qui mi trattengo dall'esprimere concetti piu' espliciti!)
maria
lun 23 aprile 2012 10:35 rispondi a maria@mimmo leggi bene l'articolo ....e non limitarti alla superficie!!!!!!! ti aiuto: dall'articolo emerge chiaramente che la signora ha attidudini a delinquere cos come i suoi familiari!!! ed il fatto che sia imputata solo per truffa non escude che sappia fare anche altro visto il contesto sociale dove cresciuta!!! comunque una cosa certa: non stiamo parlando di una donna che viene discriminata solo per il suo nome (cos come ti sei fissato nella mente!)
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dom 22 aprile 2012 10:36 rispondi a [email protected]anche l'omert segno di complicit.
Paolino
dom 22 aprile 2012 09:17 rispondi a Paolino@mimmo olivieri: Ma davvero? Perch non ci narri di questa vicenda?
mimmo olivieri
dom 22 aprile 2012 08:19 rispondi a mimmo olivieriSecondo me tutto questo clamore assurdo. Quindi anche io dovrei essere discriminato, perch ho problemi. Per difendere dei bambini, per salvare loro la vita, ho ucciso due delinquenti,quindi sarei pericoloso anche io? E questa donna che colpa ha? Quella di chiamarsi Riina? Est modus in rebus!