Buste paga d'oro al comune di Martina Franca, tredici denunce | © n.c.MARTINA FRANCA - Il pozzo di San Patrizio degli stipendi d’oro che per anni ha arricchito schiere di dipendenti pubblici della città capoluogo, sbarca ora in provincia, a Martina Franca, dove tredici dirigenti comunali, alcuni dei quali non più in servizio, sono accusati di aver gonfiato le proprie buste paga per una somma complessiva di duemilioni e settecentomila euro. Ieri gli interessati, quasi tutti ex dipendenti in pensione, hanno ricevuto dai militari della Guardia di finanza di Taranto il relativo avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pubblico ministero, Matteo Di Giorgi, che gli contesta il reato di
«truffa aggravata in concorso commessa ai danni di un ente pubblico». Le stesse fiamme gialle del Nucleo di polizia tributaria che hanno investigato sul delicato caso per quasi un anno, hanno eseguito provvedimenti di sequestro di denaro e di beni immobili nella disponibilità degli indagati, per l’equivalente delle somme rispettivamente sottratte alle casse comunali. Dal 2000 al 2007, questo sostiene il magistrato inquirente, i dirigenti sotto accusa avrebbero indotto il comune di Martina Franca da cui dipendevano a liquidargli somme a titolo di «
retribuzione di risultato (premi di produttività) e di posizione» senza che il nucleo di valutazione dell’ente, non attivato per mancanza della nomina dei componenti, avesse proceduto al necessario controllo interno per la verifica delle prestazioni e delle competenze organizzative che gli stessi dirigenti si auto assegnavano. Approfittando della mancanza dell’organismo di controllo, questo sostiene sempre l’accusa, i tredici inquisiti si riconoscevano compensi extrastipendio attingendo ad un fondo di disponibilità economica remunerativamente più conveniente di quello che effettivamente gli spettava. Grazie a questo sistema, alcuni di loro, nei sette anni presi in esame, avrebbero percepito sino a quattrocento mila euro di somme accessorie o premi di produttività, oltre al regolare stipendio base. Tutte ricchezze pubbliche che ora dovrebbero rientrare nelle casse comunali grazie al sequestro per equivalente deciso dal tribunale di Taranto su richiesta del pm che ha coordinato le indagini. Alcune somme presenti ancora nei conti correnti bancari e beni immobili intestati agli indagati sono state già congelate e rese a disposizione dell’autorità giudiziaria. Gli indagati sono Eligio Mutinati, Raffaele Alberini, Francesco Paolo ?Ricci, Giovanni Simeone, Francesco Simeone, Antonio Michele ?Cito, Rodolfo Nobile, Vito Antonio Dell’Erba, Giuseppe De ?Bellis, Vito Giovannetti, Giovanni Barnaba, Luigi Renna e ?Camillo Dell’Anno. Tutti avranno a disposizione i consueti venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati dal pubblico ministero che li accusa o presentare delle memorie difensive prima di un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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1 commento
cosimo
gio 9 settembre 2010 07:02 rispondi a cosimoquando leggo queste notizie mi viene davvero tanta rabbia, io sono un lavoratore socialmente utile, lavoro presso il mio comune di residenza Sava. Il mio stipendio che ora lo chiamano "sussidio di disoccupazione" si aggira intorno alla .500,00*. A questa gente niente galera li farei vivere con questa somma di denaro. Secondo me dopo poco tempo, sono sicuro si suicideranno. Un saluto a tutti voi.