
«Sbagliata, ingiusta e intempestiva». Così l'imprenditore manduriano del Primitivo, Gregory Perrucci, stronca l'ipotesi di diminuire la resa delle uve per il Doc, proposta questa avanzata dal Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria che il 13 luglio la porterà all'assemblea dei soci per l'approvazione. «Io partirò domani e non potrò esserci all'assemblea, ma spero proprio che non passi perché sarà una iattura per tutti», afferma Perrucci che lancia velate accuse all'organismo di tutela che ha partorito l'idea di abbassare la resa sino a 60 o 70 quintali per ettaro al posto degli attuali 90.
«Conosco la presidentessa del Consorzio, so che è molto accorta e non capisco come sia potuto passare un ordine del giorno simile, evidentemente all'interno o ci sono interessi diversi da quelli del territorio, oppure non si riesce a cogliere quale sia la gravità di quanto si tenta di far passare». Il rischio lo spiega così l'esperto che oltre ad essere tra i più influenti e conosciuti imprenditore del Primitivo, è stato anche tra i fondatori dello stesso Consorzio di tutela. «Fare questa scelta proprio adesso che la Regione Puglia ha intelligentemente abbassato la resa dei vini Igt, vero nemico del Primitivo di Manduria sottolinea Perrucci , è quanto di più sbagliato e illogico si possa pensare perché abbassando a nostra volta la resa non faremo altro che ristabilire il differenziale con i Primitivi Igt che torneranno ad avere i vantaggi sui quali hanno fatto fortuna per anni».
L'imprenditore si riferisce alla delibera regionale recentemente approvata che ha equiparato le rese di tutti gli Igt portandoli a 120 quintali per ettaro, togliendo così dal mercato una buona quota di vino che, con l'etichetta Primitivo, è la vera spina nel fianco della Doc Manduria. «E invece noi che facciamo? Tagliamo la nostra produzione, proprio quest'anno che la cattiva sorte ci ha penalizzato con le congetture climatiche e la peronospora», afferma Perrucci che mette sulla bilancia la malattia che sta quasi dimezzando le uve di Primitivo. «Un motivo in più per non fare niente dal momento che non molti riusciranno quest'anno a tirare la produzione sino a 90 quintali; e allora che bisogno c'era di tagliare la resa pee legge, quando ci sta pensando la peronospora?», si chiede il vinificatore che pone il problema dell'intempestività di tale scelta.
«E poi, fare questo quando mancano 20 giorni alla vendemmia, è proprio un'altra follia. Provassero a dire a quel produttore che con tanti sacrifici e aumento dei costi è riuscito a salvare buona parte del vigneto: caro produttore, una parte dell'uva che hai salvato non potrai più venderla come Doc perché la resa quest'anno è stata abbassata». Perrucci polemizza ancora con il Consorzio di tutela che ha giustificato il taglio per legge della produzione come arma per stroncare il mercato parallelo delle false certificazioni Doc. «Ci sono gli organismi preposti al controllo e il Consorzio stesso è uno di questi, ci pensassero loro senza coinvolgere in questo i produttori con la modifica al disciplinare che è fermo lì da quando è nato». Infine un invito ai soci del Consorzio. «Se non potrete andare a votare conclude Perrucci assicuratevi che la persona a cui affiderete la delega non sia favore a questa scelta sciagurata». (Vedi sotto l'intervista video).
Nazareno Dinoi su Quotidiano
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1 commento
Antonio Andrisano
ven 7 luglio 2023 06:23 rispondi a Antonio AndrisanoConcordo a pieno con il mio compaesano gregory Perrucci, con la speranza che i votanti possano comprendere l’importanza del voto! ( lasciare la resa DOC INVARIATA!)