
Ricordo il tuo saluto fugace, il tuo goffo intercedere, il giornale portato sotto il braccio con tutto quel mondo dentro, quel mondo che non ti apparteneva e che cercavi di renderlo più bello con i tuoi racconti. Racconti umili e semplici, bozzetti su piccoli foglietti a quadretti. Già, perché nonostante tutto riuscivi a scrivere. Perché è difficile anche quando scrivi, perché scrivere è molto difficile.
Quelle difficoltà a te importanti per riuscire a trovare una piccola via di fuga e sfuggire a quei tormenti di una vita vissuta come il vento. Quel vento che ti è stato amico e non ti ha mai fatto sentire solo, quel vento per molti pazzo, che fa molto rumore ma muore in silenzio. Ciao Mi.
Fernando Potenza
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