Venerdì, 26 Aprile 2024

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Quanta confusione c’è nel definire noi donne

Quanta confusione c’è nel definire noi donne Quanta confusione c’è nel definire noi donne | © n.c.

Mamma mia quanta confusione siamo abituati a fare in questo Paese. Non è la lingua da processare, ma il linguaggio. Non è un problema di vocabolario e vocaboli, ma di frasi, affermazioni e pensieri. È vero che la femmina del Riccio non si chiama riccia, ma nemmeno il maschio della Tigre si chiama tigro, né il maschio dell'Aquila si chiama aquilo ecc ecc. Quello che deve cambiare è nella testa.

La Bibbia dice che la donna è nata dalla costola dell'uomo quindi la donna appartiene all'uomo... No, la chiave di lettura è sempre nella mentalità del tempo e nell'interpretazione che si dà. Sin ora vivendo in una società prettamente maschilista in cui l'uomo tendeva ad avere il dominio ed il predominio sulle cose questo pensiero ha semplicemente "fatto comodo" a qualcuno; ma io posso anche supporre che il nascere dalla costola indichi semplicemente un legame unico e indissolubile che suggerisce un rapporto unico e reciproco come quello delle madri con i figli partoriti dal loro ventre.

Sono blasfema? Non lo so, di certo penso di non essere scema. Sempre più mi convinco che queste discussioni sono manovrate dalla volontà suprema politica che deve trovare argomenti, pensieri e questioni su cui giocarsi i consensi.

Forse sto sbagliando tutto, io povera ignorante, visto che su un argomento del genere stanno discutendo studiosi, universitari, psicologi, sociologi. Ma per me la questione è, non da discutere ma da affrontare di petto.

Che si nasca maschi o femmine è un dato di fatto e li decide la natura sul nascere, quel che viene dopo è un insieme di fattori ormonali, sociali, geografici, psicologici... Quindi dopo che nasciamo femmine o maschi, diventiamo e siamo ciascuno ciò che siamo indistintamente da ciò che abbiamo tra le gambe.

Tutto poi diventa una questione di cultura e ciò che dovrebbe vincere è la cultura del rispetto. A questo dovremmo educarci al rispetto, delle persone prima ancora che delle regole.

Cambiate questo.

Non ci sono differenze, potenzialità e/o difetti e qualità predominanti tra generi, ma tra singoli individui.

Siamo più o meno dolci o acidi indipendentemente dall'essere "maschi" o "femmine", siamo più o meno sbadati o svegli, più o meno aggressivi o pacati indipendentemente dal sesso con cui siamo nati.

Impariamo a guardare la persona e a rispettarla semplicemente perché essere umano con una sua dignità e umanità.

Poi non so se l'industria del porno alimenta gli stereotipi, di certo un buon esempio non lo danno i tribunali che "la ragazzina in minigonna se aggredita è meno vittima di quella con i pantaloni".

Non so se gli stereotipi sono radicati più nei bassi fondi dove si usa un linguaggio da strada forbito, volgare, o negli ambienti più insospettabili dove l'uomo che fa carriera è bravo e se va a letto col capo è un dritto, mentre la donna che fa carriera è zoccola a prescindere.

Sicuramente ognuno di noi ha un punto di vista suo maturato dalle proprie esperienze.

Ma finché continueremo a pensare che il nostro vissuto è la regola, che le nostre esperienze sono la regola, che ciò che tocchiamo con mano noi è la sola cosa che conta, allora possiamo fare tutti i dibattiti di questo mondo, convegni, sondaggi, ricerche, supposizioni, affermazioni di questo mondo, ma resteremo sempre e solo miseramente umani.

In italiano si dice "uomo" per indicare la specie umana, è discriminatorio? Allora anche specie umana non dovrebbe essere al femminile per non essere discriminatorio. Si dice anche genere umano, ma si dice anche umanità.

Comunque la cosa chiù scema ca' sentu eti genitori 1 e genitori 2. Dalla sanità al conto corrente, ora anche nel linguaggio comune, volete farci diventare sigle e numeri.

La mamma si chiama mamma e il papà si chiama papà, se ci sono due mamma saranno mamma Tizia e mamma Caia e se ci son due papà li chiamate papà Tizio e papà Caio. La dignità alla gente non si riconosce privando tutti di un nome ed un'identità propria, ma semplicemente riconoscendo il diritto di tutti.

Tiziana Brunetti

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1 commento

  • Giancarlo
    sab 11 settembre 2021 09:00 rispondi a Giancarlo

    Un tempo le diciture accanto agli spazi per le firme riportavano "Il genitore o chi ne fa le veci", talvolta declinato al plurale (con due spazi per le firme). Poi qualche nordista, rigido come solo gli austroungarici sanno malamente essere, ebbe la pensata di generare la bestialità "Genitore #", che infatti si è vista inizialmente solo sui moduli nordici a far data dai primi anni 2000. Ciò generò l'argomento di propaganda dei bacia-rosari (quelli colti nell'atto di continuare a nascondere i 49 milioni imboscati dai loro predecessori e da restituire in 89 anni, quelli che possono minacciare gli avversari politici col mitra tramite i media, ma non vengono perseguiti). La Prima Repubblica, era democristiana, ma molto più laica dei polarizzati 40-50enni di oggi, cresciuti a fake-news e tattoo

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