
Domenica, 21 febbraio. Ad un anno esatto dall'arrivo della pandemia, pochissime cose sono cambiate e molte altre sono rimaste esattamente com'erano. La speranza che man mano le cose migliorassero in breve tempo, si è affievolita sempre di più ed abbiamo preso consapevolezza che il rumore del distacco si faceva sempre più assordante.
Rumore che è ancora presente tutt'oggi ad un anno di distanza. E fa molto male... perchè è un distacco diventato obbligatorio ed ognuno lo vive a modo suo. In silenzio portandosi dentro la sua sofferenza oppure manifestando apertamente i suoi pensieri attraverso il mezzo della scrittura, come faccio io da un po' di tempo. Un aspetto che mi procura un certo dispiacere è rappresentato dal fatto che nel corso di questo lungo periodo stiamo parlando di un anno intero ormai, il distacco umano da parte delle persone mi ha fatto avvertire un pochino la sensazione di paura nell'avvicinarsi a noi, da parte loro, come se in qualche modo, portassimo addosso il virus.
Come ho avuto modo di scrivere più volte, in questi mesi l'unico contagio che noi potremmo provare a trasmettere agli altri sarebbe soltanto uno solo: quello del sorriso. Tenetelo a mente. Capisco il timore, per carità, ma così come state pian piano riprendendo ad uscire (e beati voi, aggiungo) si può anche ricominciare a relazionarci tra noi, ovviamente nella massima sicurezza. Comprendo che uscire all'aria aperta è molto meglio che andare a trovare uno chiuso in casa. Sbaglio? Perchè... Mentre Tutto Scorre, ad un anno dall'inizio della pandemia, il rumore del distacco risuona sempre più forte, anche se gli altri non lo sentono, oppure fanno finta di non volerlo ascoltare.
Claudio Rimoli
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