Quasi 18.000 visualizzazioni in differita (sino a ieri sera) con picchi di 500 utenti collegati contemporaneamente durante la diretta; circa 300 commenti e domande postati sulla pagina Facebook de La Voce di Manduria. Un autentico successo del nostro quotidiano, arricchito ed impreziosito anche dalla speciale location dell’Hotel Corte Borromeo che ha ospitato il confronto tra candidati sindaci.
Ma come sono andati, invece, gli aspiranti sindaci di Manduria? Chi è uscito rafforzato e ha tratto vantaggio dal dibattito e chi invece ha perso una ghiotta occasione per attirare consensi intorno alla propria candidatura? Tra i primi possiamo sicuramente annoverare Lorenzo Bullo e Domenico Sammarco, i quali sono sembrati i più sicuri e più proprio agio nel rispondere alle domande poste loro dal direttore Nazareno Dinoi, molte delle quali mutuate da interventi di nostri lettori durante la diretta. Probabilmente a causa dei temi trattati che necessitano di approfondita conoscenza di atti amministrativi e giudiziari (depuratore, discariche, cattivi odori, reperimento di finanziamenti pubblici), Bullo e Sammarco, avvocati di professione, hanno saputo tener testa ai rapidi ritmi imposti dalla formula del dibattito (un minuto a testa per ogni intervento a disposizione di ciascun candidato sindaco), mostrando pochi tentennamenti e nessuna insicurezza. Difficoltà che, invece, hanno caratterizzato, per motivi diversi, gli interventi di Gregorio Pecoraro e Mimmo Breccia. L’ex sindaco Pecoraro, tornato sulla scena politica manduriana dopo circa 20 anni, non si è distinto infatti per brillantezza ed incisività comunicative, mostrando anzi un qualche imbarazzo (il poco elegante battibecco con Domenico Sammarco) e la scarsa chiarezza sul tema dello scarico a mare del costruendo depuratore consortile (forse a causa, hanno sottolineato i più maligni, della presenza in una lista a suo supporto, di colui il quale in qualità di assessore ai lavori pubblici, nel 2005, ha indicato il sito di Urmo-Belsito per la costruzione della controversa opera, scelta che poi, come ha ribadito il Ministero dell’Ambiente pochi giorni fa, è stata la causa dello scarico a mare).
Breccia, invece, scontando forse la poca esperienza in situazioni come queste, non è stato in grado di sfruttare tutto il tempo a sua disposizione per esporre il proprio programma e le proprie idee ed ha svelato come, se da un lato è un “animale da palcoscenico” come pochi altri, probabilmente debba lavorare ancora per mostrarsi a suo agio in contesti politici di botta e risposta. Leonardo Moccia, infine, è parso il più delle volte avulso dai temi trattati, evadendo spesso le domande e riempendo i minuti a sua disposizione di risposte generiche e spesso poco attinenti (il tutto già sottolineato in diretta dal moderatore del dibattito). Una nota, per chiudere, sul sesto candidato sindaco assente all’evento, Dario Duggento: non è dato sapere quali siano stati i «sopravvenuti ed improcrastinabili impegni» che gli hanno impedito all’ultimo momento di confrontarsi pubblicamente con gli altri candidati, ma, forse, una chiave di lettura interessante potrebbe venire da un botta e risposta apparso su Facebook tra due importanti esponenti del gruppo che lo sostiene: Gregorio Pignataro, uno dei nuovi padri nobili della coalizione, e Franco Bruto, candidato in una delle liste duggentiane: “Come è andato il dibbbbattito?” chiede, forse ironicamente, Pignataro; e Bruto risponde: “Commento io penso a cuore sano che i lupi volevano attirare qualcosa di pregio nella loro rete!!!!!!!!”.
Gabrio Distratis
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