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Monastero delle Benedettine

Monastero delle Benedettine Monastero delle Benedettine | © n.c.

La nascita del Monastero si inquadra nel fervore religioso seguito al Concilio di Trento (1545-1563).

La fondazione del monastero

Essa si rifà al famoso testamento di Pirro Varrone, in esecuzione della volontà della cognata Alessandra Bonifacio, appartenente alla famiglia Bonifacio, feudataria del Marchesato di Oria. La Bonifacio, infatti, rimasta vedova di Aloisio Varrone e senza figli, morendo lasciò i suoi beni al cognato Pirro Varrone, a condizione che alla di lui morte fossero devoluti «ad pias causas».

Soltanto nel 1609 si può dire che la fabbrica del Monastero era in parte compiuta. La costruzione era la metà di quella attuale.

Lo sviluppo della Comunità nei secoli XVII e XVIII

In questo periodo il Monastero, fra l'altro, venne ampliato e nel 1647 raggiunse la dimensione attuale; nel 1699 vennero costruiti il forno e il mulino e, poco più tardi, la sala da lavoro, la cisterna ed il chiostro. Nel contempo il Monastero venne dotato di una Cappella provvisoria e più tardi nei 1620 venne iniziata la costruzione della Chiesa che fu ultimata nel 1640.

È da notare in questo periodo come le già accennate motivazioni di scelta della vocazione monacale, non sempre improntate a spirito di autentica vocazione religiosa, non mancarono di far sentire la loro influenza sulla vita e le vicende quotidiane delle Comunità religiose.

Per la situazione della vita religiosa nelle nostre Comunità rimando al ponderoso e documentato saggio di Carmelo Turrisi C.P. che riferisce ampiamente non solo sull'800 nella Diocesi di Oria, ma anche sul precedente periodo. Lo stesso Turrisi riferisce come «vi erano, cioè, difetti ed abusi che le Comunità femminili, eccetto le Servite di Manduria, si portavano dietro da lungo tempo, nonostante l'opera di rinnovamento iniziata dai Vescovi».

Ed ancora P. Giovanni Lunardi OSB: «non mancarono momenti di crisi. Grave fu certamente quella che colpì la Comunità verso la metà del secolo XVIII e della quale abbiamo un succinto quadro in una relazione che il Vescovo inviò alla Santa Sede nel 1754». Vi leggiamo: «Il quarto Monastero è quello delle Benedettine di Casalnuovo sotto il titolo di San Giovanni Battista. Sebbene esso sia stato riformato sotto molti aspetti in quella decadenza che lo affliggeva da tempo, tuttavia, eccettuate poche monache, la osservanza vi è assai scadente ... Perciò io sono assai preoccupato e sono costretto ad andare molto spesso in quel Monastero per riparare mali sempre nuovi».

Dall'Ottocento ad oggi

Con la restaurazione del 1815 il Monastero ritornò a rivestire notevole importanza; il numero delle Monache presenti aumentò di nuovo sino a toccare nel 1837 il numero di 38 religiose professe, numero che, purtroppo, tornerà a ridursi dopo le leggi di soppressione degli Enti Ecclesiastici emanate dallo Stato italiano nel 1861.

In tale periodo, prima dell'Unità d'Italia, la Comunità visse un momento di particolare religiosità, quando nella Chiesa annessa al Convento, venne traslato da Roma il corpo di San Florenzo martire.

Il corpo del Martire rinvenuto in Roma nelle Catacombe della via Arenaria, fu dal Sacerdote Oronzo Spagnolo, nativo di Sava e dimorante in Roma, richiesto al Pontefice Pio IX per poterlo traslare nella Chiesa di Sava, sua terra natia.

L'Urna contenente le spoglie del Santo si trova oggi dietro l'altare maggiore della Chiesa.

Si arriva, intanto, al 1861, data in cui lo Stato Italiano diede il via alla politica di soppressione degli Enti Ecclesiastici. Naturalmente, il Monastero di Manduria ricadde sotto tali leggi e col decreto di soppressione del 7 luglio 1866, fu spogliato di tutti i suoi beni e alle Monache superstiti fu assegnata una pensione irrisoria.

Indirizzarono una petizione al Governo dicendosi disposte a vivere con la loro modesta pensione restando nei loro rispettivi Monasteri.

Tale domanda fu accolta, sicché il Convento delle Benedettine di Manduria, al contrario di altre Comunità Religiose i cui Conventi furono incamerati dallo Stato e ceduti poi al Comune, restò in possesso delle poche Monache dell'epoca che successivamente riuscirono addirittura a riscattare il Monastero dal Comune di Manduria.

Nel 1913, ottenuta dalla Sacra Congregazione per i Religiosi la dichiarazione che il Monastero era di diritto pontificio, fu effettuato il trapasso di tutti i beni al Vescovo di Oria.

Dopo tale evento la Comunità ha ripreso la sua vita monastica progredendo nella sua attività spirituale ed anche attendendo, secondo la regola di San Benedetto, a lavori di cucito, maglieria, ricamo e confezioni di dolciumi, oltre ad allestire alcuni periodici mensili per i Padri Rogazionisti di Oria.

L'edificio nel 1962 subì gravi lesioni per una forte scossa di terremoto che rese necessaria la demolizione di un'ala del Convento ed il consolidamento dell'intero stabile.

I lavori durarono un intero anno e in tale periodo le Monache dovettero rifugiarsi in altri Monasteri.

Il 24 giugno 1965, festa di San Giovanni Battista, tutta la Comunità fece rientro nel Monastero.

Nel 1981, infine, proprio in via XX settembre, al di sotto del marciapiede, dinanzi al numero civico 89, corrispondente al monastero, erano venute in luce quattro tombe messapiche di età ellenistica che si suppone facessero parte di una necropoli posta all'interno del perimetro meridionale della città messapica, tra la I e la III cerchia di difesa.

Riassunto tratto dal libro: "Il monastero delle Benedettine Ricerca storico - archeologica di E. Dimitri, A. Alessio, A. Quaranta, 1992"

Francesca Dinoi

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