Giovedì, 25 Aprile 2024

Salento Puglia e mondo

L'allarme della direzione del penitenziario

Focolaio nel carcere di Taranto, ora a rischio i processi di mafia

Penitenziario Taranto Penitenziario Taranto | © La Voce di Manduria

Situazione burocratico-sanitaria fuori controllo nel carcere di Taranto dove da una settimana è attivo un focolaio di coronavirus che ha infettato sinora 45 detenuti e nessuno del personale della sicurezza o di altro profilo. La mancanza di un direttore sanitario dell'infermeria interna, rimasta priva di guida dopo le dimissioni della ex dirigente, Fernanda Gentile, sta paralizzando il sistema giudiziario e quello della corretta amministrazione della pena. Il problema che si sta presentando è quello delle mancate certificazioni sullo stato di salute dei detenuti positivi necessarie per dare risposte alle istanze di scarcerazione che gli avvocati cominciano a presentare appellandosi allo stato di fragilità dei propri assistiti.


La posizione della direttrice

«Qualcuno non ha compreso la gravità della situazione», è il commento della direttrice del carcere, Stefania Baldassari che ha anche scritto una lettera al prefetto di Taranto. «Qui si rischia di far saltare processi importanti perché gli imputati sono contagiati o in quarantena fiduciaria per cui se nessuno si prende la responsabilità dal punto di vista sanitario, noi non possiamo esporli per farli partecipare alle udienze in videoconferenza», afferma ancora la dirigente. «Qui da noi ci sono detenuti affiliati o presunti di tutte le consorterie mafiose e la prima sezione ad essere stata contagiata dal virus è proprio quella della massima sicurezza», ricorda ancora Baldassari convinta, dal suo punto di vista, di aver fatto il massimo. «Il problema è sanitario perché l'amministrazione penitenziaria centrale sta facendo il suo dovere ed anche di più», insiste la direttrice che proprio ieri ha ricevuto un nuovo nucleo di agenti di supporto. «Noi lavoriamo in sicurezza, tutto il mio personale rispetta le norme anti contagio ed è munito di tutti i dispositivi di prevenzione previsti; la situazione è sotto controllo per quanto ci riguarda ma non possiamo dire altrettanto di altre istituzioni». Intanto il personale del Dipartimento di prevenzione continua ad eseguire i tamponi a tutti i reclusi delle sezioni dove man mano il virus fa la sua comparsa. Sinora, oltre al reparto della massima sicurezza, sono risultate infette altre tre sezioni anche abbastanza distanti dalla prima. Per questo il possibile veicolo del Covid potrebbe essere stato uno dei detenuti lavoranti che girano di cella in cella, di sezione in sezione, per le faccende domestiche e burocratiche interne. Baldassarre è convinta comunque che il virus sia stato portato dall'esterno, da qualche detenuto rientrato da un permesso premio, ad esempio, magari ancora negativo al tampone all'ingresso, positivizzatosi in seguito.
Il vettore
Non è da escludere comunque che a fare da vettore possa essere stato qualcuno addetto alla sicurezza o del personale amministrativo o educativo. Qualcuno che, pur vaccinato con la seconda dose, ad esempio, abbia contratto il virus in maniera asintomatica diventando inconsapevole vettore. L'altra ipotesi è che a circolare tra le alte mura di via Carmelo Magli sia una variante già individuata in altre provincie vicine, nel brindisino soprattutto. Di questo si stanno sicuramente accertando i responsabili del Dipartimento di prevenzione della Asl che sinora ha effettuato alcune centinaia di tamponi sulla popolazione carceraria di Taranto. Sui risultati relativi alla tipizzazione del virus, però, non esistono comunicazioni ufficiali.

Nazareno Dinoi

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