
«Io con questi fatti non c'entro niente». Nazareno Malorgio, uno dei quattro presunti membri della «cupola» della mafia manduriana della Sacra Corona, è l'unico imputato ad aver scelto di rispondere alle domande del gip nel corso dell'interrogatorio di garanzia dopo l'arresto eseguito dai poliziotti della Squadra mobile lo scorso 14 ottobre. Accompagnato dal suo legale, l'avvocato Antonio Liagi, Malorgio ha respinto ogni accusa e sostenuto di essere stato coinvolto in un blitz nel quale non avrebbe alcun ruolo.
Hanno invece scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma di rilasciare dichiarazioni spontanee, Walter Modeo ed Elio Palmisano, assistiti dall'avvocato Lorenzo Bullo: Modeo, Palmisano e Malorgio insieme a Giovanni Caniglia, sono accusati di essere al vertice della Cupola sotto la quale sono stati riunificati i rispettivi gruppi criminali che operavano nel versante messapico.
Modeo e Palmisano, pur non rispondendo alle domande del giudice, hanno scelto di rilasciare dichiarazioni spontanee con le quali hanno spiegato di essere estranei alle accuse mosse dai poliziotti guidati dal vice questore Fulvio Manco e coordinati dal pm Milto De Nozza della Direzione distrettuale antimafia di Lecce.
Ieri inoltre sono iniziati anche gli interrogatori degli altri indagati finiti in carcere che proseguiranno nei prossimi giorni.
Gli indagati sono difesi, oltre dai legali Bullo e Liagi, anche da un collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Franz Pesare, Cosimo
Micera, Fabio Falco e Alessandro Cavallo. L'organizzazione criminale, secondo l'accusa, negli ultimi anni sarebbe stata in grado di rigenerarsi mediante la costituzione di un direttivo, una vera e propria Cupola i cui indiscussi esponenti sono, per gli investigatori, proprio Caniglia, Modeo, Malorgio e Palmisano. Questi, ricorrendo all'intimidazione o sfruttando il legame associativo, avrebbero assoggettato l'intero territorio di Manduria arrivando ad ottenere il pieno controllo del traffico illecito di sostanze stupefacenti, delle attività estorsive (anche nella forma della cosiddetta
«estorsione ambientale») e delle rapine.
Ciccio Casula su Quotidiano
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