Martedì, 23 Aprile 2024

Giudiziaria

Era una sera di fine giugno dello scorso anno. Lui con la moglie e un’altra coppia stavano rientrando a casa quando un'auto....

Ancora nessuno ha pagato per la morte della nostra Annarita

Annarita Massafra e Gregorio Lenti Annarita Massafra e Gregorio Lenti | © La Voce di Manduria

«Sono passati dieci mesi da quel maledetto 29 giugno e la mia Annarita non ha ancora avuto giustizia». Gregorio Lenti, di Manduria, la cui solitudine in casa, appesantita a dismisura dalle misure di isolamento pandemico, gli rende ancora più insopportabile la mancanza della moglie uccisa da un’auto pirata, decide così di parlare del suo lutto e del bisogno di credere che qualcuno pagherà per quella morte. Era una sera di fine giugno dello scorso anno. Lui con la moglie e un’altra coppia stavano rientrando a casa dopo aver preso parte alla processione di San Pietro, il santo patrono dell’omonima località della marina di Manduria. Quando in Via Egadi, strada stretta e buia per mancanza di illuminazione pubblica, una Fiat Grande Punto investì sua moglie, Annarita Massafra e sua cognata. La macchina con una accelerata si allontanò come se a fosse successo.

La donna, di 51 anni, fu soccorsa dal 118 e trasportata all’ospedale Santissima Annunziata dove morì cinque giorni dopo senza aver mai ripreso conoscenza. L’investitore, un giovane manduriano, fu individuato dai carabinieri e sottoposto agli arresti domiciliari per un breve periodo prima di essere liberato in attesa del processo. Il cui inizio, semmai si farà, non sembra essere ancora all’orizzonte. «Il nostro avvocato Cosimo Micera – spiega Lenti – ci tiene informati su tutto ma dalla Procura pare che tutto sia ancora fermo». Almeno così sembra. Sicuramente anche per effetto delle restrizioni Covid, all’avvocato non è arrivata nessuna comunicazione di fine inchiesta che il pubblico ministero Antonella De Luca conduce con ipotesi di reato di omicidio stradale e omissione di soccorso. «Non è giusto, io e i miei figli non troviamo più pace da quella sera e sapere che chi ha ucciso la nostra Annarita è ancora impunito, questo ci fa ancora più male», afferma Gregorio Lenti, ex carabiniere in pensione che parla a nome dei tre figli Matteo, Michele e Simona. «Mi rendo conto che per molti la nostra richiesta può sembrare inutile o inopportuna - spiega il marito della vittima –, ma per noi che dobbiamo poter sperare che qualcuno pagherà, tutto questo tempo che ci sembra perso, e questi silenzi, ci distruggono ancora di più perché è come se mia moglie fosse uccisa due volte».

Il conducente dell’auto pirata, incensurato, deve inoltre rispondere di lesioni personali sulla sorella della vittima che quella sera camminava al suo fianco. Investita anche lei, se la cavò con ferite non particolarmente gravi.

Nazareno Dinoi

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COMMENTA

1 commento

  • Io
    mer 29 aprile 2020 09:26 rispondi a Io

    Questa è la "nostra" Italia..... altro che essere fieri di essere italiani.... leggi non rispettate come se non ci fossero e addirittura a volte leggi inesistenti.... questa famiglia ha bisogno di sapere e non del silenzio assordante....

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