Giovedì, 18 Aprile 2024

Giudiziaria

Al processo prenderanno parte attiva le parti offese, la sorella di Antonio Cosimo Stano e la seconda vittima presa di mira dalla baby gang che si sono costituiti con gli avvocati Mariliano Stano e Giuseppe Brunetti.

Processo con rito abbreviato agli "orfanelli", udienza rinviata a dicembre

Antonio Cosimo Stano Antonio Cosimo Stano | © La Voce di Manduria

È stata rinviata al 5 dicembre prossimo, per indisponibilità della pubblica accusa, l’udienza prevista ieri del processo che vedeva sul banco degli imputati i tre maggiorenni, presunti componenti della banda degli «orfanelli» di Manduria, coinvolti, con undici minorenni, nell’inchiesta nata dalla morte del pensionato manduriano Antonio Cosimo Stano. Gregorio Lamusta di 19 anni, Antonio Spadavecchia di 23 e Vincenzo Mazza di 19, tutti manduriani, sono difesi rispettivamente dagli avvocati, Armando Pasanisi e Franz Pesare il primo, Adriano Vitale e Lorenzo Bullo il secondo e Massimiliano Mero il terzo. Devono rispondere di violazione di domicilio, lesioni personali, percosse, molestie, furto, sequestro di persona e tortura aggravata dalla sopraggiunta morte.

Al processo prenderanno parte attiva le parti offese, la sorella di Antonio Cosimo Stano e la seconda vittima presa di mira dalla baby gang che si sono costituiti con gli avvocati Mariliano Stano e Giuseppe Brunetti.

All’avvio del processo che si celebrerà con la formula alternativa dell’abbreviato che in caso di condanna consente uno sconto di pena pari ad un terzo, saranno sentiti in aula i periti, sia dell’accusa che della difesa, che relazioneranno sulle cause di morte di Stano.

Secondo la dottoressa Liliana Innamorato, perito della Procura che ha eseguito l’autopsia sul corpo del sessantunenne, la morte potrebbe essere stata la diretta conseguenza dello stato di prostrazione e sofferenza, psichica e fisica, quale effetto delle violenze subite nel tempo sfociate in vere e proprie torture. Per i consulenti della difesa, invece, Rosario Sacco, ordinario di clinica chirurgica dell’Università di Catanzaro, e Massimo Brunetti, specialista in medicina legale (quest’ultimo ha preso parte all’autopsia), sarebbe da escludere la causa violenta della morte e puntano piuttosto l’attenzione sulle pratiche mediche eseguite sul paziente nei giorni in cui è stato ricoverato in ospedale.

N.Din.

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