
Dodici anni di carcere non sono bastati a Sabrina Misseri per meritarsi «l'accertata persistente pericolosità sociale». Così i giudici della Corte di Cassazione hanno respinto l’istanza presentata dai suoi avvocati contro il Tribunale di Sorveglianza di Taranto che ad aprile del 2021 ha rifiutato il permesso premio della 34enne che con sua madre Cosima Serrano sta scontando una condanna all’ergastolo per aver ucciso la cugina Sarah Scazzi.
Per gli ermellini, il fatto che Sabrina non abbia ammesso il delitto, pur non essendo una condizione necessaria per ottenere il permesso, indica in lei la mancanza di una «rivisitazione critica» del suo «pregresso comportamento deviante» e attesta la sua pericolosità sociale.
Per i difensori di Sabrina Misseri, è «legittima» la sua scelta di non assumersi la responsabilità e «d'altra parte», rilevano, «la condannata ha proposto ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo e intende proporre istanza di revisione della condanna». «Sicchè - conclude la difesa - è legittimo il comportamento di negazione della responsabilità che non può essere valorizzato per rigettare il permesso premio, istituto finalizzato al favorire il reinserimento sociale».
Ma per la Cassazione il ricorso «è infondato». «La non necessità della confessione del reato per ottenere il permesso premio - aggiungono i supremi giudici - non elide infatti la rilevanza da attribuire al comportamento del condannato che risulti indisponibile al tentativo degli educatori di promuovere la riflessione sul vissuto connesso alle sue vicende penali». In conclusione, permane «l'accertata persistente pericolosità sociale» di Misseri.
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1 commento
Fabio Marasco
gio 24 marzo 2022 04:37 rispondi a Fabio MarascoProbabilmente nel primo periodo c'è un errore logico. I dodici anni sarebbero dovuti essere sufficienti a scongiurare l'addebito della persistente pericolosità sociale.... Direttò, già l'italiano è una lingua complicata grammaticalmente...