
Non è ancora tornato a casa, nella sua Uggiano Montefusco, il corpo di Guido Prudenzano, il metalmeccanico di 53 anni morto l’altro ieri in un capannone della zona industriale di Taranto per una ferita alla gamba sinistra procurata dal disco del flex che accidentalmente lo ha colpito nella parte interna della coscia. Il profondo taglio ha reciso l’arteria femorale con la conseguente emorragia inarrestabile. Inutili i tentativi dei sanitari del 118 fatti intervenire sul posto che hanno cercato di bloccare il flusso del sangue applicando dei lacci emostatici risultati inefficaci. L’operaio che è rimasto cosciente sino alla fine, ha cessato di vivere in ambulanza diretta all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove è giunto privo di vita.
La magistratura tarantina ha aperto un’inchiesta per ora senza indagati ed ha disposto il sequestro del capannone e dell’attrezzo che sarebbe stato causa del fatale incidente. Su questo stanno lavorando i tecnici dello Spesal, il servizio di prevenzione infortuni sui luoghi di lavoro della Asl che relazioneranno al magistrato di turno Francesco Ciardo. Il pubblico ministero che sino a ieri non aveva ancora deciso per l’autopsia, ha incaricato il medico legale, Marcello Chironi, di eseguire l’ispezione cadaverica sul corpo che si trova nella camera mortuaria del Santissima Annunziata. Lo specialista avrebbe accertato la causa del decesso dovuto a dissanguamento dal taglio del grosso vaso arterioso che se non bloccato provoca la morte in pochi minuti. Questo dovrebbe bastare al magistrato per liberare la salma e restituirla alla famiglia per i funerali.
Evento doloroso che tutti aspettano nella piccola frazione manduriana di Uggiano Montefusco dove lo sfortunato lavoratore viveva con la moglie e le due figlie di 15 e 16 anni. «Un padre esemplare, un amico leale e corretto e, soprattutto, un esempio per la comunità di Uggiano, una perdita di un amico di una vita», scrivono di lui i componenti del Comitato Cittadino di Uggiano Montefusco di cui l’operaio faceva parte attiva.
Su di lui ha scritto anche il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, anche lui di Sava, figurando così nella doppia veste istituzionale e personale. «Un episodio – ha dichiarato Toma - che ripropone in tutta la sua importanza la sicurezza sul lavoro quale valore essenziale e fondante della vita aziendale, di qualunque settore e in qualsiasi circostanza. Un valore – prosegue la nota - che continueremo a proporre assieme alla sempre più impellente necessità di incentivare la formazione quale strumento fondamentale per diffondere la cultura della sicurezza».
Di attenzione e rispetto delle misure di sicurezza parla anche il segretario generale della Cisl di Taranto e Brindisi, Gianfranco Solazzo. «Lasciando agli organi competenti la verifica delle cause – scrive il sindacalista - intendiamo manifestare ancora una volta lo sdegno difronte a questa ulteriore vittima del lavoro; si faccia luce anche su questa tragedia – conclude Solazzo -, ma si mettano in atto tutti gli strumenti, i controlli e le ispezioni da parte degli organi di controllo e soprattutto si mettano in campo tutte le risorse economiche e umane necessarie per supportare gli stessi enti di controllo».
Poco più di un mese fa, un altro infortunio con il flex ferì quasi mortalmente un altro savese che stava armeggiando con l’attrezzo per dei lavori in casa. In quel caso il micidiale disco si spezzo e lo colpì alla gola tagliando in due la trachea. Soccorso subito, fu salvato grazie all’intervento dei sanitari del vicino ospedale di Manduria. Qualche chilometro in più e non ce l’avrebbe fatta.
Nazareno Dinoi
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