Mercoledì, 1 Maggio 2024

Cronaca

Per i genitori della presunta vittima, dietro l’accusa di comportamenti ineducati del figlio, si nasconderebbe un clima di razzismo evidenziato sin dai primi giorni di scuola

«Razzismo in classe», ma la scuola smentisce

Immagine d Immagine d'archivio | © Foto di Ernesto Eslava da Pixabay

Un sospetto caso di razzismo sta tormentando la vita scolastica di un alunno che frequenta la classe delle elementari in uno degli istituti della città di cui si omette l’indicazione per evitare l’individuazione della presunta vittima. Responsabili di questa sospetta odiosa intolleranza sarebbero i suoi compagni e compagne di classe e, pare, anche di una delle maestre. Il bimbo che ha sette anni ed è nato in Italia, è figlio di una coppia mista, padre italiano e madre extracomunitaria. I suoi genitori, naturalizzati da anni nella città Messapica, avrebbero chiesto, sinora inutilmente, il a osta alla direzione dell’istituto per il trasferimento in un’altra sede. Secondo il racconto dei genitori che hanno contattato La Voce di Manduria con lo scopo di denunciare l’accaduto, ad alimentare il clima di “caccia al diverso”, sarebbero anche i genitori dei piccoli scolari che a loro volta avrebbero chiesto l’allontanamento dell’alunno di sangue misto per il suo linguaggio scurrile e verbalmente violento nei confronti del resto della classe. Su questo argomento si sarebbero svolti anche degli animati incontri tra genitori e dirigenti con lancio di accuse reciproche.

Per i genitori della presunta vittima, dietro l’accusa di comportamenti ineducati del figlio, si nasconderebbe un clima di razzismo evidenziato sin dai primi giorni di scuola. «Non vogliamo dare fastidio a nessuno – dicono – per questo abbiamo chiesto di trasferirci in un’altra scuola della città», dice la mamma del piccolo. «Solo noi sappiamo quello che stiamo passando con nostro figlio – aggiunge - a cui la scuola sta diventando un incubo, che piange perché non vuole più andare e che ci racconta gli insulti e le offese che gli fanno perchè io non ho lo stesso colore delle loro mamme». La donna che è intenzionata ad andare avanti sfoga la sua rabbia. Sempre secondo il suo racconto, ad usare comportamenti violenti “non solo verbali” nei confronti del figlio, sarebbe anche una delle maestre.

La direzione dell’istituto non parla di razzismo e limita la vicenda «a qualche dissapore, spero momentaneo e spero risolvibile nel più breve tempo possibile, avvenuto tra pochissimi genitori e che non ha toccato né riguardato assolutamente i bambini».

Rispondendo solo a ciò che accade all’interno dell’istituto e non altrove, chi ha responsabilità direttive della scuola in questione spera «che il singolo episodio sia stato originato da un momento di incomprensione e di agitazione e che, una volta ritrovata la serenità, gli interessati possano tornare a ristabilire le relazioni positive e costruttive che sempre li hanno contraddistinti e, soprattutto, tornare ad essere un valido esempio di convivenza sociale democratica per i propri figli così come quotidianamente avviene».

Dopo aver sentito il parere dei docenti, la direzione scolastica traccia così il quadro del protagonista. «Il piccolo – dice - è un bambino intelligente, buono e vivace come tutti i bambini della sua età. E’ assolutamente integrato nella classe e nessuna delle docenti ha mai ravvisato il verificarsi di alcun episodio di intolleranza nei suoi confronti, né tanto meno di violenza da parte sua o di altri. D’altronde – prosegue - i bambini di questa età sono puri e assolutamente scevri da qualsiasi forma di discriminazione. Dunque – conclude - mi sento di garantire a nome mio e di tutte le docenti, l’assoluta armonia all’interno della classe».

Antonio Dinoi

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COMMENTA

1 commento

  • C.F.
    sab 8 febbraio 2020 04:20 rispondi a C.F.

    Se la famiglia chiede umilmente il trasferimento, non lo si neghi. La scuola non deve essere una prigione che fabbrichi disadattati.

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