
Si apre oggi con una tavola rotonda, la mostra pittorica di Rosanna Baldari dedicata alla manduriana Anna Maria Fusco e al dramma del suo rapimento avvenuto quando era giovanissima.
Ne parleranno nella sala convegni del museo civico di Manduria, con inizio alle 18,30 e la moderazione di Gherardo Maria De Carlo, il magistrato in pensione Augusto Bruschi, all’epoca dei fatti pubblico ministero che si occupò delle indagini di quel crimine, il dirigente scolastico Roberto Cennoma e la psicologa Maria Teresa Coppola. Il tema dell’incontro è “La vita legata ad un filo”, quella, appunto, dell’ex maestrina che restò nelle mani dei sequestratori per più di 6 mesi con sofferenze, privazioni e umiliazioni terribili. Esperienze raccolte in un libro autobiografico che la protagonista ha scritto con il titolo “Verità nascoste”.
Di quel rapimento si parla anche in un altro libro-inchiesta del direttore de La Voce di Manduria, Nazareno Dinoi, intitolato “Dentro una vita – I 18 anni in regime di 41 bis di Vincenzo Stranieri”. L’ex boss della sacra corona unita, manduriano anche lui, è stato condannato per essere stato tra i rapitori di Anna Maria Fusco.
In “Dentro una vita” viene ricostruito con minuzia di particolari, frutto di ricerca di atti processuali, atti di inchieste e memorie investigative, il momento del rapimento della maestrina, l’incredibile fuga dei rapitori a bordo di una Alfa Sud priva di targhe e i contatti dei rapinatori con la richiesta di riscatto sino al giorno della liberazione.
Tratto dal libro di Nazareno Dinoi, riportiamo l’ultima parte della dolorosa esperienza di Anna Maria Fusco: la consegna del riscatto e il suo rilascio.
IL RILASCIO
I Fusco rilanciarono appelli e finalmente il primo giugno del 1984 i sequestratori telefonarono alla madre della giovane annunciando un ennesimo appuntamento. Questa volta l’interlocutore prescelto dai carcerieri fu Roberto De Stratis, il parrucchiere della giovane rapita che ricevette una telefonata nella quale si riferivano i termini del baratto.
I familiari dovevano presentarsi a mezzanotte sulla strada per Rodi Garganico e lasciare in un punto indicato i soldi del riscatto. Quella stessa sera Don Tommaso Dimitri, parroco della chiesa San Giovanni Bosco e il fratello di Annamaria, Nino Fusco, partirono da Manduria diretti a Rodi. Fu la volta buona (dopo precedenti tentativi falliti), perché i due si presentarono all'appuntamento senza la presenza delle forze dell'ordine opportunamente messe da parte per consentire il rilascio della rapita.
Il primogenito dei Fusco lasciò nel posto prestabilito, su un cumulo di pietre, una borsa contenente 600 milioni di lire (800 secondo altre fonti), tutte in banconote da 50 e 100 mila lire.
Alle 4,40 del mattino del 6 giugno 1984, una ragazza vestita con pantaloni e giubbotto, tutti sgualciti, spettinate molto provata, si presentò negli uffici della stazione ferroviaria di Candela in provincia di Foggia: “sono Annamaria Fusco, per favore fatemi telefonare a casa”, disse all'uomo che si presentò alla porta dell'appartamento del capostazione. Qualche minuto dopo il telefono squillò nella casa dei Fusco sulla via per Maruggio a Manduria. Erano passati 202 giorni da quella terribile mattina del 18 novembre e l'incubo per tutti era finito. Intanto l'allerta era stato lanciato anche alle forze dell'ordine che si portarono massicciamente a Candela. Tre ore dopo il procuratore capo della Repubblica di Taranto sottopose la giovane ad un primo sommario interrogatorio. La maestra, esausta, espresse il desiderio di essere accompagnata a casa ma non prima di aver rivelato i clamorosi particolari che avrebbero dato la fondamentale spinta per l'individuazione di chi l'aveva tenuta prigioniera». (Da “Dentro una vita, i 18 anni in 41bis di Vincenzo Stranieri”. Nazareno Dinoi, edizione Reality Book).
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