Martedì, 22 Aprile 2025

Giudiziaria

Sentenza del Tribunale di Taranto

Molestie sul luogo di lavoro, condanna per un manduriano che dovrà risarcire la donna

Molestie Molestie

Pena di due anni due mesi di reclusione, con la riduzione di un terzo per il rito abbreviato, per un 50enne manduriano accusato di aver stalkerizzato sul posto di lavoro una trentenne, anche lei di Manduria, che lo aveva denunciato. Oltre alla pena detentiva, contro la quale ricorrerà in appello, l’uomo è stato condannato a pagare la somma di 5mila euro alla donna che nel procedimento è stata difesa dall’avvocato Davide Parlatano. Il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Taranto, Pompeo Carriere, ha inoltre condannato l’imputato a versare un’altra provvisionale di 1500 euro al compagno della vittima, anche lui costituitosi parte civile, per averlo minacciato di morte.
Le presunte molestie, secondo la denuncia della donna, sarebbero iniziate durante l’orario di servizio nell’impresa dove entrambi lavoravano come dipendenti, per poi estendersi all’esterno. Nella denuncia presentata allora ai carabinieri dalla giovane manduriana, il cinquantenne, separato e padre di una figlia coetanea e amica della sua collega, avrebbe avuto atteggiamenti ossessivi sempre crescenti sino alla gelosia estrema che impediva alla sua collega, con le minacce, qualsiasi rapporto con altri uomini.
Durante il lavoro, si legge nella denuncia, il presunto stalker non perdeva occasione per insidiarla ogni volta che poteva, toccandola e tentando di abbracciarla. Il cinquantenne inoltre l’avrebbe pedinata e controllata in tutti i suoi movimenti anche fuori dal posto di lavoro.
Una vera ossessione, sempre secondo il racconto della donna, ritenuto poi attendibile dal giudice, culminata in un episodio avvenuto lo scorso 6 gennaio quando il cinquantenne le avrebbe impedito l’incontro con un suo coetaneo che l’aveva accompagnata a casa. «Se non te ne vai ti uccido, lei è solo mia», avrebbe detto l’imputato in quella occasione spintonando il giovane verso la macchina mentre la donna chiamava i carabinieri e i propri genitori. Era così scattata la denuncia culminata con la misura restrittiva nei confronti dell’uomo e l’applicazione dei braccialetti ad entrambi. L’indagato nel frattempo si era licenziato dal posto di lavoro dove la donna continua invece a lavorare. 
 

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