Domenica, 5 Maggio 2024

Salento Puglia e mondo

Dietro il progetto c’è Antonio Bertolotto, torinese, definito «il re Mida dei rifiuti», proprietario della «Marco Polo Environmental Group»

Impianto di compostaggio per biometano, è polemica ad Avetrana

Antonio Minò Antonio Minò | © La Voce

La notizia è di quelle indigeste per molti avetranesi già abbastanza rabbiosi per il mega depuratore che sta per essere completato a Urmo Belsito, due passi dalla loro unica zona residenziale vicino alla costa. La «Pantar Srl», una società con sede sociale a Taranto ma con cervello in Piemonte, ha avviato le procedure per la realizzazione di un impianto che produrrà biometano dalla trasformazione di letami animali, scarti agricoli, agroindustriali e umido da rifiuto solido urbano. L’opera coprirà un’area di quattro ettari in una zona non lontana dalla zona industriale di Avetrana dove la «Pantar srl» ha già concluso il preliminare per l’acquisto dei terreni.

Dietro il progetto c’è Antonio Bertolotto, torinese, definito «il re Mida dei rifiuti», proprietario della «Marco Polo Environmental Group», realtà internazionale con sede a Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo, titolare di 42 discariche dove trasforma il letame in energia pulita. Fatturato 40 milioni di euro nel 2016 con 150 dipendenti.

Non si sa bene richiamato da cosa o da chi, il «re Mida dei rifiuti» ha deciso di investire in Puglia, in provincia di Taranto, ad Avetrana. Dove, a quanto pare, ha già trovato una sponda fondamentale per i suoi progetti nella persona del sindaco Antonio Minò il quale, in un botta e risposta con alcuni esponenti politici di minoranze che hanno alzato gli scudi pronti a bloccare un eventuale opera, ha così fatto sapere la sua. «Con la politica dei no e no a tutti i costi – scrive il primo cittadino di Avetrana -, il nostro paese non potrà mai e poi mai avere uno sviluppo economico e sociale che si rispetti». E ancora. «In altri paesi questi tipi di impianti si fanno e producono biogas, concimi per l’agricoltura, occupazione; solo ad Avetrana non si può fare a».

A dare l’allarme sono stati i tre consiglieri comunali di opposizione, Rosaria Petracca, Lucia Vacca e Luigi Conte i quali, avendo ricevuto la soffiata sull’avvio dell’affare, hanno chiesto chiarimenti all’amministrazione comunale che, a quanto pare, forse perché preoccupata di un negativo effetto sulle prossime consultazioni elettorali, avrebbe preferito tenere tutto in sordina.

Il sindaco Minò esce così allo scoperto e ammette l’esistenza di una manifestazione d’interesse di «una nota e primaria azienda del settore energie rinnovabili», ma che si tratterebbe per ora dell’individuazione di un’area potenzialmente idonea ad un investimento con i relativi accordi con i proprietari dei terreni. «Verso i quali il civico ente non può e non deve intromettersi», fa notare il primo cittadino che rafforza il principio della libera impresa: «la nostra Costituzione tutela la libera imprenditoria e fino a prova contraria ad Avetrana deve essere rispettata». Allungandosi poi nel discorso, il sindaco Minò ammette l’esistenza di un progetto su cui alcuni tecnici da lui incaricati si stanno già occupando. «La stessa proposta – dice - è al vaglio di un ristrettissimo gruppo di fidati miei collaboratori che sono al lavoro al fine di prevedere i possibili scenari pro e contro tale iniziativa». Quanto basta per dare conferma ai sospetti degli oppositori. «La verità comincia a venir fuori, allora come mai sinora è stato nascosto tutti ai cittadini?», chiedono in coro le minoranze che sulla questione promettono battaglia.

Nazareno Dinoi

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4 commenti

  • Domenico
    gio 17 settembre 2020 07:21 rispondi a Domenico

    Una buona notizia! Conoscendo la società interessata e la natura della "materia prima" utilizzata da impianti analoghi, credo che la scelta sia ottima e da me già auspicata in un recente commento sul depuratore dell'Urmo. È proprio questa struttura, infatti, che potrebbe fornire quanto necessario per la produzione del biogas. Forse non produrrà molti posti di lavoro, ma eliminerebbe le preoccupazioni dello scarico a mare del depuratore. Secondo me, non capendo la ragione del "segreto", la centrale, per altro di impatto ambientale molto ridotto per dimensioni e nullo per emissioni, faceva parte del progetto complessivo, vista l'asseza di grandi allevamenti di bestiame.

  • Senza cuore
    gio 17 settembre 2020 07:14 rispondi a Senza cuore

    Le minoranze devono fare opposizione, possibilmente intelligente, ma non i bastian contrario su ogni cosa. Non sono credibili e risultano ottusi. A questi comportamenti si potrebbe rispondere con una sonora pernacchia tipo Eduardo de Filippo.

  • Lorenzo
    gio 17 settembre 2020 07:12 rispondi a Lorenzo

    Dunque vediamo, vogliamo la raccolta differenziata? E con essa la chiusura del riciclo con il non utilizzo delle discariche? Bene se lo vogliamo, cari Signori, l' umido? Che si fa'? Lo diamo ai polli? Ai Maiali? Lo interriamo nei giardini? Diamoci una risposta, senza ipocrisia.

  • Mimmo sammarco
    gio 17 settembre 2020 05:47 rispondi a Mimmo sammarco

    É stato nascosto perché non si può fare nulla..

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