Mercoledì, 26 Marzo 2025

Storie d'imprese

Al Teatro Orfeo l’opera forse più complessa e più oscura di Giacomo Puccini

Il Tabarro in scena ieri per il Taranto Opera Festival

La compagnia La compagnia

È andata in scena ieri al Teatro Orfeo di Taranto l’opera forse più complessa e più oscura di Giacomo Puccini, il Tabarro, eseguita per la prima volta in Puglia dal Taranto Opera Festival, un dramma intenso sull’amore e il suo affievolirsi nel tempo, ambientato nei bassifondi di una Parigi di fine 800, dove regna un disagio sociale in cui i protagonisti sono sconfitti dalla nascita e non hanno alcuna possibilità di rivalsa.  

Il Tabarro di Giacomo Puccini è un’opera di nicchia e bellissima e ha una trama molto semplice, ma di impatto, perché é una storia che si ripete da quando esiste l’uomo sulla terra.

Siamo nel 1910: è il tramonto. Sulla Senna è ancorato un vecchio barcone da carico, di cui è padrone il maturo Michele; questi, che ha sposato Giorgetta, una parigina molto più giovane di lui, avverte che l'unione sta vacillando e sospetta che la moglie, sempre più insofferente e scontrosa, lo tradisca con un altro uomo. 
Il sospetto è fondato: Giorgetta è innamorata di Luigi, un giovane scaricatore che ogni sera, richiamato dal tenue chiarore di un fiammifero acceso, la raggiunge nell'oscurità.

Michele, vedendo crollare a poco a poco le proprie illusioni, cerca di risvegliare nella moglie la passione di un tempo, ricordandole quel bimbo la cui breve esistenza aveva accompagnato il loro amore: erano i giorni felici in cui Giorgetta e il figlio cercavano rifugio e potrezione nel suo mantello (il tabarro, che da il nome all’opera).  Ogni sforzo è vano così il marito decide di catturare il rivale in amore Luigi, lo uccide a coltellate, e anche quando viene accoltellato, Luigi ad ogni pugnalata grida "La amo! La amo!", e lo griderà finché non muore, fino all'ultimo respiro. 

Il marito avvolgerà il cadavere nel mantello e per vendicarsi lo farà vedere alla moglie, mostrando il suo lato cattivo senza alcuna pietà, in maniera semplice, infantile, animalesca. Se un tempo il tabarro rappresentava un antico gesto d’affetto, avvolgendo la propria amata nel mantello per proteggerla, si trasforma ora in dramma, quando aprendosi scopre il cadavere di Luigi, l’amante di Giorgetta.

É una stoccata pontentissima di un solo breve atto di 57 minuti, un’esecuzione impeccabile quella del Taranto Opera Festival, al secondo grande sold out della stagione estiva, ne manca un terzo il 25 e 26 luglio, con “Il Paese dei Campanelli”.

Voci giovani ma già esperte, internazionali come quella del soprano Anta Jankovska nei panni della protagonista ‘Giorgetta’ e di suo marito ‘Michele’ interpretato dal venezuelano Pedro Carillo, accompagnati da Xia Pengfei nel ruolo del ‘Venditore di canzonette’, ma anche protagonisti nostrani come il tenore Ugo Tarquini e direttamente provenienti dal nostro territorio, come la mezzosoprano Mariangela Zito di Scanzano Jonico e il coro di Taranti Cantores.

“Il Tabarro” di Giacomo Puccini è un vero e proprio ritratto delle vicissitudini quotidiane delle relazioni amorose, dove la fedeltà è messa continuamente alla prova. Una storia di degrado sociale che è anche un degrado morale, in un ambiente in cui l’unico sollievo è bere e parlare, scambiandosi battute cattive.

È la tragedia di un amore che si conclude con un atto di violenza estrema, spesso quotidiana realtà di molte relazioni dove le scelte difficili portano a conseguenze dolorose, ed è per questo che risulta ancora attuale e ci fa riflettere sulla complessità delle relazioni, sulla gelosia e la possessività sull’altro, che spesso portano a risultati che possono essere sia liberatori che distruttivi. Si replica questa sera.

Davide Re

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