
Completamente ignorati dalle autorità locali, le aziende manduriane dell’indotto ex Ilva e i loro dipendenti, una cinquantina in tutto, quasi tutti di Manduria, sono impegnati in una dura battaglia per la sopravvivenza. Da diversi mesi infatti le imprese lamentano il mancato pagamento delle fatture da pare di Acciaierie Italia esponendole con le banche che hanno chiuso i rubinetti. Sono quindi a rischio l’esistenza stessa dell’impresa e naturalmente i posti di lavoro.
Ieri mattina a Taranto i titolari e i dipendenti dell'indotto hanno bloccato il traffico con un sit in davanti all'ingresso della prefettura, per protesta contro l'ipotesi di amministrazione straordinaria.
Le aziende hanno consegnato le chiavi al prefetto di Taranto, «avendo constatato l'assenza di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese e hanno sempre lavorato e pagato le tasse». Lo scrive in una lettera allo stesso prefetto, il presidente di Aigi, Fabio Greco che, accompagnato da una delegazione, incontrerà il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Quest'ultimo, infatti, ha proposto al Governo di farsi carico con risorse regionali del pagamento dei debiti maturati da Acciaierie con l'indotto.
La lettera esprime «la rabbia, la costernazione e la profonda preoccupazione» per la grave situazione di incertezza che si registra sulla vicenda ex Ilva di Taranto «ormai ad un passo dalla seconda amministrazione straordinaria nel giro di dieci anni». Le condizioni intorno al dossier sono precipitate nelle ultime settimane, si ricorda nella lettera, «a causa del braccio di ferro che si sta consumando tra socio pubblico, Invitalia, e privato Arcelor Mittal e mentre potrebbe essere decretata già nelle prossime ore l'amministratore straordinario della società». L'attuale situazione di crisi ha portato «le nostre aziende ad avviare la cassa integrazione per i lavoratori al fine di garantire loro il sostegno al reddito e non saranno nemmeno nelle condizioni di onorare le scadenze fiscali e previdenziali. Dopo quasi un mese di pacifica agitazione, e con il rischio che nelle prossime ore vengano concesse misure protettive a favore di AdI, senza che al contempo si siano concretizzate delle misure volte alla garanzia dei crediti e un'immediata immissione di liquidità, gli imprenditori dell' indotto sono al colmo della disperazione».
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