Lunedì, 29 Aprile 2024

Giudiziaria

I due penalisti hanno puntato soprattutto sul mancato potere decisionale dell’ingegnere in tema di esercizio delle gru

“Il caporeparto non aveva compiti di controllo sui macchinari”, la difesa dell’ingegnere manduriano

Gli avvocati Armando Pasanisi e Franz Pesare Gli avvocati Armando Pasanisi e Franz Pesare | © La Voce di Manduria

Udienza del processo “ambiente Svenduto”, quella di ieri, dedicata alla difesa del manduriano Giuseppe Dinoi, il caporeparto dell’ex Ilva, ora ArcelorMittal, accusato di aver omesso i controlli della gru che il 28 novembre del 2012, durante una tempesta di vento, precipitò in mare causando la morte di un operaio che rimase incastrano nella cabina. I suoi difensori, Franz Pesare e Armando Pasanisi, hanno discusso oltre un’ora per dimostrare l’innocenza del proprio assistito.

I due penalisti hanno puntato soprattutto sul mancato potere decisionale dell’ingegnere in tema di esercizio delle gru, di prevenzione degli infortuni e altre norme legate alla sicurezza. Dimostrando l’assoluto rispetto di tutte le pratiche operative in vigore all’epoca del fatto, i difensori hanno evidenziato come il tornado che provocò il crollo della gru fu un evento eccezionale non prevedibile e di una forza tale che anche con l’inserimento di strumenti di blocco l’evento si sarebbe verificato ugualmente. In ogni caso, hanno insistito i difensori, l’imputato era responsabile per i carichi e scarichi sulle navi e non aveva mansioni di controllo, manutenzione o formazione.

Al termine della loro discussione i due difensori hanno chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o in alternativa l’applicazione del minimo della pena per il riconoscimento delle attenuanti generiche. La pubblica accusa ha chiesto 3 anni e nove mesi di reclusione.

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1 commento

  • Marco
    sab 13 marzo 2021 05:52 rispondi a Marco

    Era meglio se faceva l assenteista, come molti dipendenti pubblici quel povero Cristo che è morto RIP

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