Dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Manduria, con l’affidamento del governo della città ai tre commissari di governo, tocca ora alla giustizia civile fare i suoi passi. La notizia, destinata a far discutere, è quella della proposta di incandidabilità alle prossime elezioni per dieci ex amministratori della consiliatura disciolta per mafia. Si tratta di due componenti della giunta e otto consiglieri comunali i cui nomi, omissati, compaiono nella relazione del prefetto di Taranto che ha dato il via al decreto ministeriale e poi a quello del Presidente della Repubblica. Si tratta dell’allora sindaco Roberto Massafra, dell’ex assessore Massimiliano Rossano, dell’ex presidente del Consiglio comunale, Nicola Dimonopoli e dei consiglieri comunali Vincenzo Andrisano (poi eletto presidente al posto del dimissionario Dimonopoli), Roberto Puglia, Luigi Morgante, Maria Grazia Cascarano, Vincenzo Pisconti, Vito Leonardo Girardi e Francesco Ferretti. Tutti, a turno, consiglieri di maggioranza
Tutti quanti sono chiamati a difendersi, assistiti dai rispettivi avvocati, presentandosi all’udienza fissata per il prossimo 9 novembre davanti alla prima sezione civile del Tribunale di Taranto (presidente Stefania D’Errico, giudice Patrizia Nigri, giudice a latere Italo Federici).
Mentre la giustizia penale sta facendo la sua strada con il dibattimento in corso a Lecce, la cui fine si prevede nei primi mesi del prossimo anno, quella civile si appresta a dettare la sua prima sentenza. Il cui esito decreterà la non candidabilità politica o il proscioglimento dei dieci destinatari della proposta avanzata direttamente dall’allora ministro dell'Interno, Marco Minniti.
All’atto di fissazione della Camera di consiglio notificato in queste ore a tutti gli interessati, sono allegate tre pagine che contengono gli episodi attorno ai quali i difensori dei politici dovranno istaurare il contraddittorio.
Sono le stesse contestazioni secondo le quali sarebbero «emerse le forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’ente locale a pressanti condizionamenti compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale». Fatti già noti, contenuti negli atti del processo in corso, alcuni dei quali hanno già avuto una risposta di proscioglimento da parte dello stesso tribunale penale di Lecce. È il caso, ad esempio, dell’ex consigliere comunale ed attuale consigliere regionale, Luigi Morgante, a cui viene contestato di essersi rivolto ad un componente della mala per riavere indietro l’auto che gli era stata rubata. Accusa, questa, già caduta nella fase preliminare del procedimento.
Altrettanto nota la vicenda dell’ex sindaco Massafra tirato in causa da un pregiudicato che durante un colloquio intercettato con un altro con precedenti penali attribuiva all’allora primo cittadino l’aver dato impiego ad uno degli imputati in un cantiere di lavori pubblici. Per quest’accusa Massafra ha già denunciato l’ex ministro Minniti il quale, nel descrivere la vicenda, attribuisce direttamente a lui la fonte intercettata e non, come invece è stato, ai due pregiudicati che lo tirano in ballo.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto
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2 commenti
Alessandro il grande
gio 11 ottobre 2018 07:31 rispondi a Alessandro il grandeTanto il problema principale non sono questi pseudo politicanti il problema è del manduriano che li va a votare perché il sistema Manduria funziona da una vita cosi..la differenza è e che adesso è stato tutto ufficializzato con le accuse...perché poi non deve fare finta di meravigliarsi il manduriano medio di quello che è successo.perche' ci sono consiglieri che hanno preso 400 500 voti.....se lui è stato il primo a votarlo...ma sono ancora fiducioso vedremo alle prossime elezioni...la speranza è l ultima a morire..
lorenzo
mer 10 ottobre 2018 07:32 rispondi a lorenzoErrata Corrige, Ministro degli Interni e non Difesa, come da articolo.