
Un detenuto del carcere di Lecce ha tentato l'evasione questa mattina dall'ospedale Vito Fazzi dove era stato accompagnato per un controllo. Una volta arrivato al pronto soccorso l'uomo di origine cubana accompagnato dalla polizia penitenziaria è scappato a piedi appena sceso dal camioncino.
IL detenuto di circa 30 anni è stato subito localizzato e fermato. Durante l'inseguimento sarebbero stati esplosi dei colpi di pistola a scopo intimidatorio per indurre il fuggitivo a fermarsi. La scena ha destato caos e scompiglio in ospedale perché avvenuta sotto gli occhi di sanitari e presenti nel piazzale del pronto soccorso. Sul posto polizia, carabinieri e personale della penitenziaria. DI seguito la nota del sindacato autonomi di polizia penitenziaria, Sappe.
Purtroppo da quando la sanità penitenziaria è passata dal Ministero della Giustizia alle Regioni sono iniziati i guai non solo per i lavoratori penitenziari, ma anche per i detenuti a cui non viene più garantita un assistenza sanitaria decente.
Sono passati 15 anni ed i Dirigenti Generali delle ASL non hanno ancora capito che i detenuti non sono normali cittadini che possono andare in giro anche per problemi medici minimi, ma debbono essere centellinate al massimo le uscite dal carcere, solo per casi veramente gravi.
Però questi signori non sono stati nemmeno previdenti poiché hanno mandato via quasi tutti i medici che lavoravano da anni nelle carceri acquisendo conoscenze e professionalità nel trattamento dei detenuti, sostituendoli con personale senza alcuna preparazione specifica e che quindi non ci pensa due volte prima di far mandare un detenuto in ospedale.
E questo non lo dice il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenzia, ma norma che disciplina l’uscita dei detenuti nei luoghi di cura solo in caso di estrema urgenza.
Un urgenza che è diventata normalità per cui è nato il turismo carcerario dei detenuti che vengono inviati presso i pronto soccorsi per patologie ridicole per cui rientrano in carcere dopo ore di fila.
Fortunatamente il detenuto cubano di circa e 30 anni giudicabile per reati gravi evaso questa mattina dall’Ospedale “Vito Fazzi” ove era stato accompagnato per una visita specialistica, è stato subito ripreso dagli stessi agenti della Polizia Penitenziaria che hanno dovuto esplodere anche dei colpi in aria per bloccare il detenuto che si era nascosto tra le auto del parcheggio.
Ancora una situazione di pericolo per i malcapitati visitatori dell’ospedale che poteva avere risvolti molto più drammatici, senza il coraggio e la professionalità dei poliziotti penitenziaridi scorta.
Purtroppo questo episodio che è avvenuto a Lecce poteva accadere a Taranto, Bari, Foggia, Trani ecc.ecc. poiché non si contano più gli accompagnamenti anche di pericolosissimi detenuti che, giornalmente escono dal carcere per recarsi negli ospedali per qualsiasi motivo.
Solo a Bari per fare un esempio, nei primi 10 mesi dell’anno oltre 160 detenuti sono stati inviati con la massima urgenza nei pronti soccorsi, di cui più di cento sono rientrati in carcere dopo poche ore, con codice verde o bianco, senza parlare delle centinaia se non migliaia di visite mediche a cui la polizia penitenziaria deve far fronte, benchè nel carcere di Bari ci sia un centro clinico con più di 70 operatori tra medici e parasanitari.
Abbiamo più volte chiesto l’intervento del presidente della Regione, dell’assessore alla sanità, dei dirigenti generali delle ASL incontrando sempre un muro di gomma, quasi che la cosa non interessasse, anche perché a farne le spese è la polizia penitenziaria che in forte carenza organica per far fronte a questa marea di uscite di detenuti lascia sguarnite le carceri, ove in certe ore non più di una decina di poliziotti sono costretti a gestire 600, 700 detenuti.
Eppure ogni uscita di un detenuto dal carcere che non è necessaria, è un possibile evento critico che può mettere in serio pericolo la sicurezza dei cittadini.
Abbiamo anche chiesto per esempio l’attivazione della TELEMEDICINA per tutte le carceri pugliesi al fine di monitorare i pazienti detenuti per fare diagnosi e terapie a distanza evitando così l’invio in ospedale di tantissimi ristretti anche pericolosissimi, senza mai avere risposte.
Del fallimento totale dell’assistenza sanitaria ai detenuti con problemi psichiatrici abbiamo anche informato le varie procure della repubblica della regione, poiché non è possibile lasciare queste malati da soli e senza cure adeguate nelle sezioni detentive, insieme agli altri detenuti a minacciare, aggredire poliziotti nonché creare caos di ogni genere.
Il SAPPE chiede per l’ennesima volta l’intervento del Presidente Emiliano e dell’Assessore PALESE poiché se ancora una volta non intervengono per cambiare rotta al fine di offrire un servizio sanitario ai detenuti adeguati e senza gli attuali sprechi, non potranno chiamarsi fuori qualora accadano eventi critici drammatici. (Federico Pilagatti, segretario nazionale Sappe)
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