Giovedì, 23 Marzo 2023

Cronaca

Alla stazione di servizio la camera riprende la scarpa insanguinata del presunto omicida

Così le telecamere e le intercettazioni hanno seguito punto per punto tutte le scene del crimine

D'Amicis con la scarpa sporga di sangue D'Amicis con la scarpa sporga di sangue

Oltre al lavoro certosino e rapido degli investigatori che in meno di cinque giorni hanno trovato elementi utili per permettere il fermo dei tre presunti autori dell’uccisione del 21enne di etnia rom, Natale Naser Bahtijari, fondamentali per l’inchiesta sono state le immagini delle telecamere di sorveglianza piazzate nei luoghi frequentati dai protagonisti della brutta storia di sangue e spietatezza. Occhi elettronici molto preziosi che hanno consentito di ricostruire molte scene di quanto accaduto quella sera tra il 22 e il 23 febbraio e di confrontarle con le tracce audio catturate dalla cimice montata sulla macchina utilizzata dai tre indagati per trasportare la vittima nei luoghi del massacro.  Sono dodici in tutto, solo uno della rete di videosorveglianza pubblica, gli strumenti elettronici che incastrerebbero i tre sospettati di omicidio e il quarto coautore della rapina e furto della Fiat 500 proveniente da Lecce con le due ragazze a bordo amiche del montenegrino che la guidava. Alcune di bassa risoluzione, ma abbastanza chiare da individuare i protagonisti, altre di una chiarezza eccezionale come quella della stazione di servizio «Conversano» sulla via per San Pietro in Bevagna a Manduria che riprende addirittura la scarpa intrisa di sangue di Vincenzo Antonio D’Amicis, ritenuto essere il capo della spedizione punitiva e mortale.

La prima foto immortala alle 23,22 l’arrivo della Fiat 500. A bordo ci saranno Natale Naser con la fidanzata e la sorella. Le immagini riprendono due giovani che si avvicinano a piedi all’utilitaria dalla quale scende un uomo. Si tratta del ventunenne venuto a Manduria dalla città salentina per recuperare i soldi di una fornitura di cocaina. L'esattore si allontana in compagnia dei due che lo avevano avvicinato. Un'altra camera li segue mentre attraversano il marciapiede della villa comunale e si dirigono nel centro storico, sicuramente diretti nel bar Bunker dove sarebbe avvenuta la prima sanguinosa aggressione. Da questo momento in poi a «parlare» sarà il microfono che la polizia aveva precedentemente montato sulla Renault Modus di Simone Dinoi, altro arrestato il 28 febbraio, in un ambito di indagini per un traffico di droga sulla direttiva Lecce Manduria. La «cimice» cattura dialoghi all’interno dell’auto mentre i tre indagati portano in campagna la loro vittima gravemente ferita che chiede aiuto. E la risposta intercettata dei manduriani fa venire i brividi. «Portiamolo all'ospedale...qua vicino questo qua». Il ferito non si fida, evidentemente ha paura e loro lo rassicurano così. «Parola mia...tu mi dai una parola a me? Simo' all'ospedale quello della fiera portalo». Non esiste nessun ospedale della Fiera ma il ventunenne leccese non può saperlo.

Le telecamere riconquistano la scena ad omicidio già avvenuto. Sono passati 9 minuti dalla mezzanotte, il corpo di Natale Naser è stato già scaraventato al di là del guard rail del viadotto in contrada Masseriola che scavalca la Bradanico-Salentina. 

La Renault Modus si ferma nella stazione di servizio «Conversano» per fare rifornimento. Se ne occupa il il proprietario e conducente, Dinoi, ma anche D’Amicis esce fuori dall’auto mostrandosi in favore della telecamera di servizio che inquadra un particolare raccapricciante: la sneakers bianca del piede sinistro è completamente macchiata di sangue e per chi indaga non può che essere del ragazzo appena aggredito e pugnalato a morte e gettato nel fosso. L’ultima volta che la Renault microfonata compare nelle immagini, è quando si ferma davanti casa di D’Amicis che si congeda dai due compagni ai quali, diranno le intercettazioni, avrebbe dato incarico di tornare sul cavalcavia per dar fuoco al corpo della vittima. 

Fondamentali, infine, i video dei privati che riprendono dettagliatamente ciò che avviene subito dopo. Il presunto capobanda, D’Amicis, esce con il nonno Vincenzo Stranieri, 62 anni, detto «Stellina», boss certificato sin dagli anni di nascita della Sacra corona unita di cui è stato cofondatore con il mesagnese Pino Rogoli. Da questo punto in poi altre 8 camere video inseguono i due per tutto il percorso da casa Stranieri alla Villa Comunale dove le due ragazze arrivate da Lecce con Natale Naser, aspettano ancora il suo ritorno in macchina. A mezzanotte e 58 minuti la telecamera del comune di Manduria cattura Stellina che con il nipote apre la portiera della 500 e costringe le due ragazze a scendere. Le donne racconteranno agli inquirenti di essere state minacciate di morte di essere state strattonate e, uno di loro, di essere stata afferrata per i capelli. I due uomini salgono in macchina e si allontanano mentre le giovani restano spaventate sul marciapiede. La Fiat 500 sarà ritrovata il giorno dopo in contrada «Campo dei Fiori», territorio di Manduria, abbandonata in un viottolo di campagna e chiusa a chiave. Quali fossero gli intenti dei due rapinatori, resta per ora un mistero.  

Nazareno Dinoi su Quotidiano


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7 commenti

  • Matematico
    gio 2 marzo 13:32 rispondi a Matematico

    41 bis + 41 bis = 82 quater 🧮📊

  • Maria
    gio 2 marzo 10:27 rispondi a Maria

    Ma a voi sembra normale che non si interrompe un reato che si stava consumando.

    • Fatti miei
      gio 2 marzo 19:59 rispondi a Fatti miei

      Non hanno ascoltato nell'immediatezza...non possono stare con le cuffie H24!!non ci vuole una laurea per capire che le mettono e un dopo un tot di giorni ascoltano tutto e ricostruiscono non sono cimici in diretta,ma strumenti che fungono da registratori e ascoltate a tempo debito.. generalmente quando decidono di interrompere le indagini per proseguire ai fermi

    • Gregorio
      gio 2 marzo 19:43 rispondi a Gregorio

      Non credo che dietro ogni cimice c'e' un agente fisso che ascolta giorno e notte c'e' ne vorrebbero milioni di agenti

    • Gregorio
      gio 2 marzo 16:44 rispondi a Gregorio

      Sicuramente L’INQUIRENTI attraverso la “cimice” hanno sottovalutato il loro linguaggio a GREZZO e a VANVERA !!

    • Egidio Pertoso
      gio 2 marzo 12:47 rispondi a Egidio Pertoso

      Bisognerebbe chiederlo al sig. Onorevole Ministro degli interni. Eh...gia'...ma forse è impegnato su più grandi incombenze: ci sono quei fottuti migranti che non vogliono smetterla di voler arrivare sulle nostre coste per visitare la turistica Italia felix !

    • Lorenzo
      gio 2 marzo 11:24 rispondi a Lorenzo

      Condivido 🤔🤔🤔🤔

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