Lunedì, 19 Maggio 2025

Cronaca

Bufera nel Pd, arrestato l'ex sindaco di Gallipoli, Fasano - I particolari dell'inchiesta e le intercettazioni

Bufera nel Pd, arrestato l'ex sindaco di Gallipoli, Fasano - I particolari dell'inchiesta e le intercettazioni Bufera nel Pd, arrestato l'ex sindaco di Gallipoli, Fasano - I particolari dell'inchiesta e le intercettazioni | © n.c.GALLIPOLI – Volti illustri di politici, imprenditori, esponenti istituzionali. L’inchiesta “Galatea”, condotta dai carabinieri del Ros, giunge alla seconda fase e fa tremare i muti dei palazzi. Due gli arresti eccellenti, eseguiti questa mattina, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura della Repubblica. Si tratta dell’avvocato Flavio Fasano, 51enne ex assessore provinciale ai Lavori pubblici ed ex sindaco di Gallipoli, aderente ai Ds, e di Gino Siciliano, 68enne, imprenditore originario di Salve, amministratore della Five Srl (noto per aver rivestito nel passato la carica di amministratore delegato della Lupiae servizi di Lecce e ruotante all’epoca nell’area di An). Entrambi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in turbata libertà degli incanti e violazione del segreto d’ufficio, continuati, falso, per induzione in errore, determinato dall’altrui inganno, aggravato e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’operazione è la diretta prosecuzione di un’indagine già condotta dal raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, a carico del “Clan Padovano”, egemone a Gallipoli e comuni limitrofi, organico alla frangia salentina della Scu, ed incentrata in particolare sull’omicidio di Salvatore Padovano, “Nino bomba”, storico capo del clan omonimo, avvenuto il 6 settembre del 2008, e per il quale sono indagati l’esecutore materiale, il siciliano Carmelo Mendolia, diversi presunti correi ed i mandanti, fra cui fratello dell’ucciso, Pompeo Rosario Padovano (diversi sono in carcere, tra cui i due citati). Sulla scorta di quest’indagine, n’è dunque scaturita una seconda. Lo sviluppo avrebbe, infatti, fatto luce su presunti illeciti commessi da pubblici amministratori, dirigenti ed imprenditori, nella gestione di appalti e nelle procedure di nomina di pubblici dirigenti. Se ai domiciliari sono finiti Fasano e Siciliano, ulteriori due misure cautelari dell’obbligo di dimora sono state notificate a carico di Giovanni Lagioia, imprenditore, socio della Five Srl (è noto soprattutto per essere presidente della sezione comunicazione di Confindustria Lecce), e Stefano Zampino, dirigente della Provincia di Lecce. L’attuale filone d’inchiesta sui reati contro la pubblica amministrazione ed altro è stato condotto a partire dal novembre del 2008, parallelamente a quello relativo all’omicidio di Padovano. Tre distinte vicende, in particolare, sono finite sotto la lente: la gara d’appalto per la rimozione della cartellonistica pubblicitaria e la gestione degli spazi pubblicitari, bandita dalla Provincia di Lecce nel dicembre del 2008; il “progetto per la realizzazione dell’Istituto nautico di Gallipoli, avviato dalla Provincia di Lecce nel 2009; e l’assunzione illegittima di un coindagato nel procedimento, in qualità di dirigente del Comune di Parabita. Numerosa la documentazione sequestrata in vari uffici pubblici: Provincia di Lecce, Camera di commercio di Lecce, la sede di Lecce della Monte dei Paschi di Siena e poi, Comuni di Gallipoli, Acquarica del Capo e Parabita. Oltre all’esecuzione delle misure cautelari, sono stati notificati sette avvisi di conclusione delle indagini nei confronti di altrettante persone, indagate, a vario titolo, per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e abuso d’ufficio. Si tratta di Alfredo Barone, imprenditore 54enne di Parabita, Michela Corsi, 43enne, di Roma, funzionaria dell’autorità di vigilanza sui contratti pubblici, Giuseppe Leopizzi, 44enne, di Merine (Lizzanello), segretario comunale ad Acquarica del Capo, Adriano Merico, 55enne, sindaco di Parabita, Michele Patano, 49enne, di Triggiano (Bari), direttore tecnico della Cotup, Stefano Prete, 36enne, di Parabita, ritenuto stretto collaboratore del sindaco Merico, e di Mirko Vitali, 37enne, consigliere comunale di Matino. Salvatore Capone: "Stupore e rammarico per gli avvenimenti giudiziari" Salvatore Capone, segretario provinciale del Pd, a nome del partito esprime in queste ore “il più profondo stupore e rammarico per gli avvenimenti giudiziari che vedono coinvolto, tra gli altri, Flavio Fasano. In attesa di essere maggiormente informati in merito ai fatti – prosegue Capone -, secondo il nostro costume, non possiamo che rinnovare piena fiducia nell’operato della magistratura, richiamandoci al contempo al principio costituzionale della presunzione d’innocenza”. “Flavio Fasano – ricorda - ha svolto per anni un ruolo non secondario nel nostro partito, ricoprendo anche incarichi amministrativi di rilievo; per questo ci auguriamo che al più presto egli sappia rendere ogni utile contributo all’accertamento della verità e possa fornire ogni necessario chiarimento, utile a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati”. (Lecceprima.it) LECCE - Fasano è dotato di “una capacità di persuasione e di coinvolgimento notevoli” ed “ha dato inoltre dimostrazione di una gestione disinvolta della cosa pubblica, caratterizzata dall’intreccio illecito fra interessi pubblici e privati”. E’ così che il gip Andrea Lisi descrive l’ex assessore provinciale all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare, proprio nella parte in cui spiega le circostanze che giustificano la misura degli arresti domiciliari. In primo luogo il pericolo di reiterazione del reato, perché “pur non rivestendo attualmente la carica pubblica, c’è la possibilità che torni a commettere reati contro la pubblica amministrazione, anche in virtù dell’esperienza accumulata”. Analoghe considerazioni sono state mosse dal gip anche nei confronti dell’altro indagato costretto ai domiciliari Gino Siciliano. Il quale, si legge nell’ordinanza, “è dotato di una notevole attitudine ad organizzare la propria attività, anche economica, stringendo relazioni illecite con amministratori pubblici ed imprenditori, per trarne lucro”. Avrebbe tentato “comunque di ottenere senza remore l’aggiudicazione dell’appalto nonostante le plurime carenze di requisiti”. L’appalto di cui si parla nell’ordinanza è quello relativo all’aggiudicazione dell’appalto per servizi di gestione della cartellonistica stradale lungo le strade della provincia. Gara indetta dall’ufficio Lavori pubblici di Palazzo dei Celestini, che negli ultimi mesi della gestione Pellegrino era guidato dall’assessore Flavio Fasano. Un appalto del valore di 2.787.403 euro, che è stato poi aggiudicato in via provvisoria alla Five srl, di cui erano rispettivamente amministratore unico e socio Gino Siciliano e Giovanni Lagioia. Una trattativa tutt’altro che trasparente, secondo le indagini che i carabinieri dei Ros hanno svolto dietro la direzione del pubblico ministero Elsa Valeria Mignone; così come quella per un secondo appalto, quello per la realizzazione del nuovo Istituto Nautico di Gallipoli. Nelle 200 pagine dell’ordinanza sono riportate tutte le intercettazioni telefoniche e ambientali dalle quali emergerebbe un piano studiato a tavolino che vedrebbe da un lato Flavio Fasano e l’ingegnere Stefano Zampino (responsabile del Servizio Strade della provincia) e dall’altro Siciliano e Lagioia, quali beneficiari dell’appalto sulla cartellonistica. Un’indagine che nasce come costola di un’altra, ovvero quella sull’omicidio del boss gallipolino Salvatore Padovano, nell’ambito della quale emersero rapporti fra Fasano e Rosario Padovano, fratello di "Nino bomba" e reo confesso dell’omicidio. Sarebbero così emersi, tra novembre 2008 e febbraio 2009, una serie di frequenti incontri (nel mese di gennaio 2009 si parla di contatti telefonici quasi quotidiani)fra l’ex assessore, Zampino, Siciliano e Lagioia, tutto per far sì che la relativa gara fosse aggiudicata al consorzio di imprese Cotup-Five. Ma in quale modo? Questi le condotte illecite che il gip disegna a carico degli indagati. Fasano e Zampino avrebbero rivelato una serie di notizie che prima che la gara venisse indetta dovevano rimanere segrete, comunicandole a Lagioia e Siciliano. La pubblicazione del bando è poi stata fatta nel periodo natalizio, secondo l’accusa proprio per limitarne la pubblicità ed evitare che partecipassero altre ditte. Così come la stesura del bando sarebbe stata concordata nel corso di un incontro fra Fasano, Siciliano e Zampino. L’ex assessore avrebbe inoltre informato Lagioia dell’inserimento di ulteriori clausole che avrebbero ulteriormente ridotto il numero delle ditte partecipanti. Nel febbraio 2009 Zampino però illustrò a Fasano il fatto che il consorzio Five-Cotup difettava di diversi requisiti: non aveva mai svolto in precedenza lavori analoghi, non possedeva i macchinari necessari impegnandosi solo ad un loro futuro acquisto. Oltre al fatto di non avere i 10 milioni di euro come quota minima di capitale sociale. In conseguenza alla partecipazione di un secondo consorzio che aspirava all’aggiudicazione dell’appalto, Fasano avrebbe comunicato a Siciliano ed a Lagioia le informazioni dategli da Zampino, circa la documentazione integrativa presentata dai concorrenti. Nel corso di un’intercettazione ambientale, Fasano avrebbe comunicato a Siciliano di avere intenzione di segnalare i nomi di alcune persone da assumere nelle aziende che avrebbero vinto la gara. Nell’ambito della contestazione di corruzione si inserisce il ruolo di Michela Corsi, funzionaria dell’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici, anche lei indagata. Per sollecitare l’emissione di un provvedimento, la donna avrebbe beneficiato di una vacanza nel Salento insieme ad una sua amica e di una Smart, promesse da Fasano. Per quanto attiene la vicenda dell’Istituto Nautico, per il quale la Provincia stanziò sette milioni di euro, viene il rilievo la figura dell’imprenditore Alfredo Barone. Secondo l’accusa, Fasano avrebbe favorito l’affidamento dei lavori a Barone. All’imprenditore sarebbe stato ceduto come parziale pagamento dei lavori l’edificio del vecchio istituto nautico, che sarebbe divenuto in parte struttura alberghiera ed in parte residenze lussuose. In compenso, l’imprenditore avrebbe versato 3mila euro alla sezione del Partito democratico di Gallipoli. Già da domani sono previsti i primi interrogatori di garanzia. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Luigi e Roberto Rella, Pasquale e Giuseppe Corleto, Umberto Leo e Massimo Bellini. Linda Cappello (Lecceprima.it)

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1 commento

  • Salvatore
    mar 25 maggio 2010 04:29 rispondi a Salvatore

    Ma non vi sembra che si st esagerando parecchio sull'Avv.Flavio Fasano? Quale politico non ha mai avuto un regalo? Scommetto un milione di euro se mi date il nome di un politico che non ha mai avuto un regalo. Dal semplice assessore per aver aiutato a far lavorare un operatore ecologico,un senatore che gli piacciono i quadri d'autore,un magnate che porta una piccola squadretta dall'eccellenza in serie B,perch?per beneficenza?Ma fatemi un favore.Quindi, stato e sar sempre cos e lo sar sempre. Ora siamo tutti bravi,ma quanti di noi che ci reputiamo puliti non ci capitato tutto questo? Coraggio Avv.Flavio Fasano,io sono con lei. Chi con me? Salvatore.

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